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Ambiente

“Generazione Planet”, il Nobel Filippo Giorgi chiama alla creatività. 5 borse di studio

I giovani, che per primi hanno portato in piazza l’allerta sul fatto che non esista un “planet b”, cioè che non possediamo un pianeta di riserva, nel caso in cui subisse irreversibilmente gli effetti dell’alterazione del clima indotta dall’uomo, sono chiamati a passare a una fase propositiva e comunicativa, proponendo in video le loro idee. Questa “chiamata alla creatività” è del climatologo Nobel Filippo Giorgi che, attraverso un concorso di idee che ha raccolto il sostegno di BCC Venezia Giulia, propone “Generazione Planet” con cinque borse di studio del valore di 5.000 euro ciascuna riservate ai giovani tra i 18 ed i 30 anni (per info: generazioneplanet.it).
Componente del Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), Giorgi è direttore della sezione di Fisica della Terra dell’Ictp di Trieste. «Il progetto Generazione Planet – spiega – ha un duplice scopo principale. Da un lato migliorare la comunicazione verso i giovani delle problematiche ambientali coinvolgendo i giovani stessi. Dall’altro lato, i progetti che verranno selezionati dovranno includere possibili soluzioni che incentivino all’azione concreta».

Quanto sono coinvolti i giovani nell’ambito della sostenibilità?
«È difficile rispondere. Sicuramente la consapevolezza delle problematiche è cresciuta, più difficile è capire come questa consapevolezza si trasformi in azioni concrete, perché spesso mi sembra di percepire anche un certo senso di rassegnazione, se non addirittura di cosiddetta “eco-ansia”. È importante che i giovani, come tutti noi, riusciamo a realizzare meglio il salto di concretizzazione delle buone intenzioni, che certamente ci sono».

Quali sono i principali segnali del cambiamento climatico?
«I segnali sono ormai molteplici: l’aumento delle temperature e della frequenza e intensità delle ondate di calore, piogge sempre più intense, periodi di siccità più lunghi, fusione dei ghiacciai alpini e appenninici, innalzamento del livello del mare. Purtroppo temo che questi segnali continueranno ad essere sempre più evidenti e gravi, specialmente se non si intraprenderanno azioni incisive per la riduzione delle emissioni».

Quali azioni lei vede come più urgenti per ridurre le emissioni?
«Ci vorrebbe molto tempo per rispondere. La riduzione delle emissioni implica una veloce ed efficace implementazione della cosiddetta transizione ecologica, in primis la transizione energetica da fonti fossili (carbone, petrolio e gas naturale) a fonti pulite rinnovabili. Questo è oggi possibile perché le tecnologie “verdi” sono già disponibili e continuano a migliorare velocemente. A livello governativo si dovrebbero finalmente raggiungere degli accordi vincolanti che ci consentano di raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi del 2015 (che non è al momento vincolante). Le industrie e le imprese dovrebbero rendersi conto che la transizione ecologica non è un sacrificio, ma una opportunità da cogliere non solo per i suoi vantaggi ambientali, ma anche per quelli economici e della creazione di posti di lavoro».

I singoli cittadini cosa possono fare?
«Moltissimo dipende dal nostro comportamento. Tutte le nostre azioni hanno un impatto sul pianeta che ci sostiene. Se dovessi fare una raccomandazione principale sarebbe quella di diminuire gli sprechi che caratterizzano i nostri stili di vita: sprechi di energia, cibo, acqua, viaggi e mille altri beni, spesso inutili».

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