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Commento al Vangelo

Ha tanto amato il mondo da dare il Figlio

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,14-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Parola del Signore.

 

Commento al Vangelo del 10 marzo, IV Domenica di Quaresima

A cura di don Simone Baldo

Don Simone Baldo

Laetare: Rallegrati, Gerusalemme! Con queste parole del profeta Isaia si apre la quarta domenica di Quaresima che si contraddistingue per la sua vivacità e letizia. Da dove viene questa gioia? Certamente viene dalle buone opere nelle quali siamo incamminati dal Mercoledì delle Ceneri: la preghiera, l’elemosina, il digiuno. Sono opere buone, ma non opere nostre! Come ci insegna San Paolo, sono opere che Dio ci dona perché in esse possiamo camminare. La gioia di questa domenica dunque proviene dal riconoscere che tutto è dono di Dio: la fede, la grazia, la vita, ma anche le nostre opere buone. Quale libertà poter fare le opere buone senza doversi vantare! È il segreto della vera gioia. Che bello se tutti lo scoprissero!

Oltre a quelli già elencati, il dono più grande che Dio ci ha fatto è il suo Figlio, il suo Unigenito.
Che Gesù sia l’Unigenito del Padre non significa banalmente che Gesù è figlio unico, ma vuol dire che il Padre, generando il Figlio, ha trasmesso tutto se stesso: e il Padre non trattiene il Figlio Unigenito gelosamente per sé, ma lo offre come Agnello immolato per la salvezza di ciascuno di noi.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Mi sembra un motivo più che valido per gioire, anche nell’ora del buio e del dolore! Mi sembra un motivo più che valido per sopportare gioiosamente persecuzioni e avversità in nome di Cristo! Mi sembra un motivo più che valido per amare Dio sopra ogni cosa e credergli non solo con tutta la mente ma anche con tutte le forze e con tutto il cuore.

Dopo questa tappa rosacea, possiamo dire che il viola quaresimale d’ora in poi sarà più intenso perché intriso sempre più dalla Passione di Gesù e dai durissimi scontri che dovrà sopportare con scribi e farisei. Ricordando che lui va incontro a tutto questo esclusivamente per amor nostro, formuliamo il fermo proposito di restargli accanto sempre e comunque: è il nostro amico, il nostro fratello, il nostro maestro, il nostro Dio. Impariamo da Maria Santissima e dalla sua umile fierezza: senza tanti proclami e senza sprecare parole, rinnoviamo come lei di cuore ogni giorno il nostro fiat, tanto ai piedi della Croce, quanto ai piedi del Risorto.
Gesù è sempre la parte migliore e non ci verrà tolta, mai, nemmeno dalla morte.
don Simone Baldo

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