C’è un tempo dell’anno, nelle settimane che precedono il Natale, in cui la casa sembra rallentare: ci si gode le serate sul divano, magari con una coperta o al caldo della stufa. Là nell’angolo, le luci dell’albero di Natale. A proposito di angoli, un ritaglio di tempo – che la tradizione vuole essere nel giorno dell’Immacolata, l’8 dicembre – si dedica alla realizzazione del presepe. Da costruire – perché no? – assieme ai bambini: vivendo il momento come un gioco o come un’attività da svolgere insieme, l’occasione è propizia per parlare con i più piccoli dei protagonisti del presepe stesso. E, in aggiunta, per stimolare manualità, racconto e collaborazione. Concediamoci, quindi, alcuni suggerimenti.
Il primo consiglio è semplice: parlare del progetto del presepe, ma senza rigidità. Sedetevi attorno al tavolo e chiedete ai bambini come immaginano il loro presepe. In montagna o al mare? Tradizionale o ambientato in un villaggio moderno? Disegnare insieme una bozza aiuta a dare forma alle idee e a far capire che ogni proposta conta. Non serve avere uno stile “perfetto”: è proprio la libertà di interpretazione a rendere unico il risultato.
Fondamentale, poi, è la scelta dei materiali. Cartone, scatole delle uova, tappi, sughero, stoffe avanzate, rotoli di carta… oppure le tradizionali statuine. Per chi ama utilizzare materiali di recupero, il presepe è un’ottima occasione per dare nuova vita a risorse altrimenti inutilizzate, con oggetti comuni trasformati in capanne, montagne o strade. La regola d’oro è la sicurezza: forbici con punta arrotondata, colla atossica e, per i più piccoli, la supervisione costante di una persona adulta.
Se i bambini sono tanti, dividere i compiti è la strategia vincente. C’è chi può occuparsi delle case, chi del paesaggio, chi dei personaggi. Anche i bambini con età diverse possono partecipare: i più grandi possono ritagliare e assemblare, i più piccoli colorare, incollare o sistemare il muschio. In questo modo il presepe diventa un lavoro di squadra e insegna il valore della collaborazione.
Un altro suggerimento – anzi: uno degli scopi principali – è raccontare la Natività mentre si costruisce la sua rappresentazione, arricchendo la storia con significati ispirati alle diverse statuine. Da dove arrivano il bue e l’asinello? Perché c’è l’angelo? E quel signore che dorme? Ogni personaggio può avere un nome, un mestiere, un carattere. Inventare piccoli racconti attorno alla scena aiuta a stimolare il linguaggio e la fantasia, trasformando il presepe in un vero teatro in miniatura, mettendo Gesù come motivazione di tutto.
Infine, è bene ricordare che il presepe può non essere finito in una sola volta, al di là della tradizione dell’8 dicembre. Lasciarlo “aperto”, da completare e modificare nei giorni successivi, permette ai bambini di tornare a osservare, migliorare e aggiungere dettagli. È un’attesa che cresce insieme al Natale, così come fanno i Magi che, iniziando il loro viaggio da lontano, si avvicinano ogni giorno di più alla loro meta.
Quando, alla fine, il presepe sarà pronto, non sarà soltanto una decorazione. Sarà la traccia visibile del tempo passato insieme, un esercizio di creatività condivisa e un ricordo destinato a tornare, anno dopo anno, come una piccola ma preziosa tradizione di famiglia.
G.L.












