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Commento al Vangelo

Il Signore fu elevato in cielo

Dal Vangelo secondo Marco

Mc 16,15-20

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Parola del Signore.

Commento al Vangelo del 12 maggio 2024,
Ascensione del Signore

A cura di don Alberto Paschini

don Alberto Paschini

La festa dell’Ascensione porta a compimento il tempo pasquale, che rivive i quaranta giorni in cui Gesù Risorto si rivela ai discepoli, resta in loro compagnia, li conferma nella convinzione che la vita ha trionfato sulla morte e li prepara ad accogliere il dono dello Spirito Santo, il “nuovo Battesimo” che infonde coraggio, schiettezza e limpidezza di fede affinché la salvezza raggiunga tutti gli uomini.

Prima di concludere questo tempo di grazia ed essere accolto nella gloria del Padre, Gesù sosta ancora con i suoi e rivolge loro alcune parole. Quella che sembra semplicemente la consegna finale di una missione si rivela una descrizione utile, ricca e peculiare della vita cristiana: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». Comprendiamo bene che il Vangelo è fatto per tutti, è dono per tutti. A tal proposito papa Francesco, nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, ci sprona: “Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore»” (n.3).

L’accessibilità al Vangelo e alla gioia che esso produce quando prende casa nel cuore non è “a numero chiuso”, non è per pochi che sanno leggerlo o comprenderlo. Ad ogni uomo è consegnato dal Signore l’alfabeto con cui decifrare la sua Parola affinché possa diventare Parola che parla alla sua vita, che la trasforma, la plasma, la guida, la converte, la purifica. Questo dato fondamentale ha però bisogno di due precisazioni. Se è vero che il Vangelo è dono per ogni uomo è altrettanto vero che bisogna, da una parte, voler accogliere questo dono; dall’altra, poter trovare chi propone questo dono. In tal senso è necessario che tutti ci lasciamo interpellare dalle esigenze e dalla profondità della parola di Gesù per evitare di vivere come cristiani che si ritengono già perfetti, ma che in realtà si sono solamente accomodati nella convinzione di esserlo. Corriamo così il rischio di trasformare il Vangelo nella favola della buonanotte che ha l’unico scopo di farci sentire rilassati e favorire il sonno spirituale. Al contrario, se accogliamo il Vangelo come dono ci rendiamo disponibili a farci scomodare dalle sue impellenti domande che smascherano i piccoli e grandi compromessi con il peccato e ci invitano a seguire la via della guarigione. La Parola di Dio è dunque medicina che ci abilita a scacciare i demoni delle tentazioni che vogliono allontanarci da Dio, a scoprire nuove lingue per l’evangelizzazione, a tenere bene in pugno i serpenti del compromesso con il male per evitare che ci mordano, a restare immuni ai veleni del peccato.

Rafforzati da questa medicina spirituale potremo recare un buon effetto alla vita di molti: «imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Tutti gli uomini e donne del nostro tempo hanno un profondo bisogno di Cristo! Molti lo cercano, ma stentano ad incontrarlo nel volto, nelle parole e nei gesti dei credenti; molti altri non sanno coscientemente di averne bisogno. È come se tutti vivessero nel buio: i primi cercano spasmodicamente una fiaccola che possa dare speranza; i secondi si sono talmente abituati al buio da trovarlo una buona condizione in cui restare. A questi fratelli e sorelle noi non possiamo restare indifferenti: sono i “malati” del nostro tempo a cui dobbiamo tenere la mano per offrire il Vangelo, unica fiaccola che può scaldare, illuminare e guidare verso la gioia dell’incontro con Cristo, pienezza della nostra vita.

don Alberto Paschini

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