Anche dal carcere di Tolmezzo si alza la preghiera di intercessione per i defunti. Al termine del rosario settimanale, prima del “Salve Regina”, per tre volte si ripete l’antica supplica, perché coloro che ci hanno preceduto sulla terra possano trovare riposo nelle braccia dell’Altissimo in cielo.
A volte, poi, i detenuti chiedono anche di pregare in modo specifico per alcuni defunti, della cui morte hanno appreso dai mezzi di comunicazione. La loro sensibilità è toccata in modo particolare dai bambini che perdono la vita per delle disgrazie, dai civili vittime delle guerre e della violenza («Padre, preghiamo per la gente di Gaza», «per l’Ucraina»…), da chi muore a causa di incidenti o catastrofi naturali. È bello che anche chi è ristretto in una cella si senta, grazie alla preghiera, appartenente ad una comunità umana che abbraccia il mondo intero.
A proposito di defunti, riporto qui una breve ma significativa conversazione avvenuta non molto tempo fa tra Luigi (nome di fantasia), un detenuto credente, e Carlo (nome di fantasia), un nuovo arrivato, assegnato alla stessa sezione di Luigi.
Luigi: «Questa settimana vieni a Messa anche tu?»
Carlo: «Assolutamente no, non mi parlare di Gesù Cristo; dopo tutto quello che ho passato non ci credo più. Per me lui non esiste!».
Luigi: «Capisco. Scusa, posso farti una domanda?»
Carlo: «Dimmi».
Luigi: «Mi sono accorto che tu invochi spesso tua madre quando hai qualche pena o sofferenza. Ma tua madre non c’è più, è morta da anni. E adesso dove credi che stia?».
Carlo: «Ah, mia madre è sicuramente in paradiso, era una santa donna, che si è sempre sacrificata per la sua famiglia».
Luigi: «E, secondo te, chi ce l’ha portata in paradiso?».
Carlo: «Gesù Cristo».
Luigi: «Ecco, vedi che noi abbiamo bisogno di lui, di aggrapparci a lui, da vivi e da morti. Senza Gesù Cristo non avrebbe senso rivolgersi a qualcuno che è morto».
Ragionamento teologicamente ineccepibile, quello di Luigi! Con tutta probabilità lui non lo sa, ma ciò che ha detto al suo compagno riecheggia quanto ci insegna il Catechismo della Chiesa cattolica: “Noi fermamente crediamo e fermamente speriamo che, come Cristo è veramente risorto dai morti e vive per sempre, così pure i giusti, dopo la loro morte, vivranno per sempre con Cristo risorto…” (CCC 989)
Sì, è il Risorto che è a fondamento della nostra fede in una vita oltre la morte; è grazie a Lui che possiamo e dobbiamo pregare con fiducia e speranza per i defunti. Con questa certezza di fede, rechiamoci allora nel prossimo mese di novembre presso le tombe dei nostri cari e se questo non ci è possibile, raccogliamoci almeno, ovunque siamo, liberi o “ristretti”, in preghiera per loro.
P.S. E chissà se un giorno anche Carlo varcherà la porta della cappella, a lodare e ringraziare il Signore, che gli ha dato una “santa donna” come madre!
Claudio Santangelo C.M.
cappellano della Casa circondariale di Tolmezzo










