Abbonati subito per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie
ChiesaGiovaniIn evidenza

La Parrocchie inaugurano gli oratori estivi. Migliaia di bambini partecipanti

Magliette colorate, zainetti, entusiasmo. Un saluto veloce alla mamma o al papà, fermi sul portone della Parrocchia: c’è da tuffarsi nella musica, nei balli e nei giochi dell’oratorio. Un’esperienza comune a migliaia di bambini e ragazzi che, in tutta l’Arcidiocesi, si apprestano a inaugurare le attività estive. Le prime Parrocchie ad aprire le porte degli oratori saranno Flaibano, San Daniele, Codroipo e il minuscolo GREST di Terzo, nei pressi di Tolmezzo. In città le attività saranno inaugurate da Paderno e Paparotti. Tutte queste realtà sono pronte per accogliere i bambini fin dal 10 giugno, grazie al servizio di animatori adolescenti e giovani, sacerdoti e adulti volontari.

Secondo i primi dati raccolti dalla Pastorale giovanile diocesana (con una copertura dell’80% degli oratori), nell’estate 2024 saranno almeno 6.500 le persone impegnate negli oratori estivi (tra bambini, ragazzi, adolescenti e giovani), ad animare una cinquantina di cortili in tutta la Diocesi. Tra queste persone, da segnalare i quasi 1.600 animatori a servizio dei più piccoli, adolescenti e giovani che costituiscono un autentico “tesoro” per la vita comunitaria delle Parrocchie, un numero che registra una leggera crescita rispetto agli anni scorsi. A questi vanno aggiunti i campi estivi, proposte educative comunitarie residenziali le quali – sempre secondo i dati parziali – poteranno nella montagna friulana almeno 2.100 persone lungo tutto l’arco dell’estate. «C’è un gran desiderio dei più giovani di mettersi al servizio degli altri durante il periodo estivo» ha affermato a Radio Spazio don Daniele Morettin, direttore dell’Ufficio di pastorale giovanile. Don Morettin può contare anche su un secondo “osservatorio”, essendo parroco di due comunità (Pagnacco e Plaino) che a loro volta propongono un oratorio estivo.

Don Daniele Morettin, partiamo proprio dagli animatori. L’anno scorso erano 1500, quest’anno ne sono censiti un centinaio in più, con una rilevazione ancora parziale. Che valore ha questo dato?

«Penso che dopo il termine della scuola, l’oratorio possa essere l’occasione per prolungare le relazioni e, in aggiunta, per mettersi a disposizione dei più piccoli, un desiderio davvero radicato nel cuore umano. Con i bambini, i giovani si mettono spesso in gioco e questo li aiuta sia a “fare squadra” con i coetanei, sia a mettere a fuoco alcuni propri talenti, capacità, desideri e bellezze. Penso quindi che il dato sia positivo e bello, che ci fa sperare nei giovani.»

Un oratorio estivo è anche un modo per mettere in contatto la Parrocchia con famiglie che difficilmente partecipano alla vita comunitaria…

«L’oratorio estivo può essere un primo inizio di contatto e relazione con certe famiglie. È un contatto che fa sentire una bellezza, la presenza di qualcuno che desidera stringere una relazione e prendersi cura di loro.»

Questo avviene davvero? In che modo?

«Ci sono le feste dell’oratorio, le gite e tanti altri modi per stabilire questa relazione. L’oratorio estivo può essere inteso come uno strumento con cui la comunità fa vedere ciò che è e ciò che può creare insieme alle “sue” famiglie.»

Anche perché “insieme” è una parola chiave. Possiamo dire che un oratorio estivo non è un’esperienza solo giovanile?

«Il centro estivo crea una rete all’interno della comunità. Non bastano gli adolescenti e i giovani che fanno gli animatori, serve uno “staff” capace di garantire una proposta educativa strutturata e qualificata. C’è un “fare squadra” tra generazioni diverse, un aspetto che nei prossimi anni sarà sempre più necessario per poter garantire queste proposte».

Ci sono anche i campi estivi, spesso in montagna. È una proposta che non conosce crisi. Quali valori porta in sé?

«Sicuramente la relazione, ma in una dimensione di fraternità che il campo estivo agevola molto più rispetto all’oratorio. Stare insieme 24 ore al giorno permette di rendere la relazione più intensa perché si sperimentano assieme anche le fatiche e sfide. C’è un altro aspetto, anche stavolta intergenerazionale: ci sono i ragazzi, ma anche i giovani, alcuni adulti che danno una mano, eccetera. Infine il campo estivo permette di fare qualcosa di bello insieme e mi riferisco alla trasmissione del Signore. Dall’animazione alla cucina, c’è una unità che nasce dalla fede che sostiene e accompagna l’azione della comunità.»

Giovanni Lesa

Articoli correlati