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CulturaSociale

L’antropologo Gri all’Ute: “Generosità, motore di innovazione”

Sarà la “lectio magistralis” dell’antropologo Gianpaolo Gri, docente emerito dell’Università di Udine, ad aprire, giovedì 21 marzo, il corso dal titolo “VolontariaMente. Cittadinanza attiva e coesione sociale” organizzato dall’Università della Terza Età “Paolo Naliato” di Udine e che si svolgerà nella sede di via Piemonte 82, tra ottobre e gennaio prossimi (nell’articolo a fianco il programma completo).

«Il percorso – spiegano all’Ute – è rivolto a tutti coloro che sentono l’esigenza di riempire di senso il proprio tempo e le proprie competenze sulla base dell’ispirazione che la realtà stessa suscita, dotandosi di una serie di strumenti per favorire l’approccio alle diverse situazioni. Pensionati, persone ancora attive nel lavoro, studenti: non fa differenza, in quanto la relazione di cura attraversa tutte le età e tutte le condizioni».

A inquadrare la tematica del corso, dunque, sarà proprio la relazione del prof. Gri che parlerà sul tema “Prendersi cura delle cose, di sé e degli altri”.

Prof. Gri, cosa spinge l’uomo a prendersi cura degli altri?

«Innanzitutto il fatto che tutti noi uomini, da sempre, fin dalla gestazione, abbiamo bisogno della cura di altri. Diventiamo uomini solo attraverso i crediti e i debiti che abbiamo verso gli altri. Le lingue, le culture, le religioni, le relazioni personali sono tutti sistemi in credito e debito reciproco».

E che cosa, invece, blocca quest’attitudine?

«Da un lato la tendenza, profondamente umana, all’egoismo, che pesa all’interno di tutti noi e nella società. Dall’altro la nostra tendenza a fissare confini di convenienza e a rafforzarli fino a sacralizzarli».

Come trovare un equilibrio tra queste due spinte contrapposte?

«Attraverso una cura non egoistica di se stessi, imparando a conoscersi attraverso lo sguardo degli altri, crescendo tramite le relazioni con essi. Paradossalmente l’avere cura delle cose e degli altri, senza profitti, diventa un beneficio per se stessi, capace di scompaginare i confini del già esistente e del ripetitivo per aprirsi alla trasformazione e all’innovazione. Il prendersi cura ha come valore fondamentale il darsi la mano, offrire la propria mano ad altri, sapendo che dando si riceve».

Il logo del corso dell’Ute è proprio una mano. Che importanza hanno corsi come questo?

«Oggi viviamo una realtà profondamente lacerata, dove i valori fondamentali del particolarismo, dell’individualismo, dell’aggressività, della competizione sembrano dominanti. In realtà, se la nostra comunità regge è perché al di sotto di questa cultura competitiva e individualistica in realtà c’è una rete fondata sulla reciprocità, sulla solidarietà, sulla cittadinanza attiva e l’attenzione al bene comune. Questa rete non occupa spesso le prime pagine dei giornali, ma c’è».

In particolare c’è in Friuli dove tradizionalmente il volontariato è molto forte, basti pensare al primato italiano per le donazioni di sangue…

«Come tutte le terre che sono passate attraverso il bisogno, quella del Friuli è la storia di una regione che è sempre stata bisognosa di relazioni, penso all’esperienza del terremoto, ma non solo. Evidentemente nella memoria dei friulani il tema della solidarietà ricevuta si è trasformato e si trasforma facilmente in solidarietà da dare. Ripeto, solo se ci si sente profondamente debitori si riesce poi ad essere donatori».

Quindi la povertà come valore, parafrasando il friulano padre David Maria Turoldo.

«Certo, la generosità è figlia della povertà e del bisogno, non certo della ricchezza. Diversamente abbiamo l’assistenzialismo, cioè il prendersi cura degli altri per ricavarne profitto. Si tratta dell’aspetto “buio” del dono, ben diverso dalla libertà del dono-regalo».

Come evitare il rischio dell’assistenzialismo?

«Tutta la riflessione di questi ultimi decenni sul tema del dono e della reciprocità riflette proprio su tale ambiguità: donare agli altri significa anche obbligarli, vincolarli alla restituzione. E se gli altri non sono in grado di restituire significa creare una sorta di struttura di potere dove chi può dà e chi non può riceve e basta. Il rimedio più importante per non cadere nell’assitenzialismo è imitare il “dare” dei genitori ai figli e dei maestri ai discepoli, un “dare” che non si attende restituzione, ma che chiede a chi riceve di dare a sua volta. È il debito generazionale, fondamentale proprio per garantirsi contro strutture di potere che si basano sulla pratica della donazione».

Dieci incontri con esperti del territorio

Prevede dieci incontri, tra ottobre e gennaio prossimi, il corso “VolontariaMente. Cittadinanza attiva e coesione sociale per prendersi cura delle cose, di sé e degli altri” organizzato dall’Università della Terza età “Paolo Naliato” di Udine, nella propria sede di via Piemonte 82 (ore 17.30-19). Ecco il calendario.

  • 18 ottobre 2024: “Con lo sguardo della storia: risposte ai bisogni sociali nel Friuli di ieri”, Andrea Tilatti, (Università di Udine).
  • 25 ottobre: “I bisogni nelle diverse età della vita. Il tempo del gioco, il tempo dello studio, il tempo del lavoro, il tempo…”, Gelindo Castellarin (psicologo e psicoterapeuta).
  • 8 novembre: “Le domande di benessere nella società attuale”, Silvio Brusaferro (Università di Udine).
  • 15 novembre: “Stare bene con la terra o contro la terra. Prendersi cura delle cose”, (Scuola Normale Superiore di Firenze).
  • 22 novembre: “Dare pienezza alla propria vita. Prendersi cura di sé”, Silvana Cremaschi (neuropsichiatra, psicoterapeuta).
  • 29 novembre: “Prendersi cura degli altri”, Linda Napolitano (ordinario di Storia della Filosofia Antica).
  • 6 dicembre: “Gentilezza, tenerezza, generosità: modelli antropologici e religiosi”, Susi Del Pin (docente di religione).
  • 13 dicembre: “Ragione e sentimento nel prendersi cura. Accompagnare il percorso di crescita”, Luca Gervasutti (dirigente scolastico).
  • 20 dicembre: “I confini del prendersi cura dell’altro: la privacy e il rispetto dei diritti individuali di scelta”, Gianfranco Pellizzoni (giudice emerito).
  • 17 gennaio: “Una Comunità che si attiva per gli altri: esperienze in Friuli Venezia Giulia. Aree di intervento e testimonianze”, Dino Del Savio (Movi).

 

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