Nel pomeriggio di lunedì 2 giugno si è celebrato in diocesi il “Giubileo della Vita consacrata”, guidato dall’arcivescovo Riccardo Lamba. Presenti molte religiose, consacrate e religiosi, provenienti dalle varie comunità sparse nella diocesi, tutti insieme nel desiderio di crescere nella comunione fraterna, consapevoli che il dono della consacrazione al Signore è il tesoro che sono chiamati a far brillare nella Chiesa, popolo di Dio.
A Gemona il Giubileo della Vita Consacrata
L’incontro si è tenuto a Gemona, nella bella e accogliente chiesa delle Suore Francescane Missionarie del S. Cuore. Ad aprirlo, un tempo di Adorazione dell’Eucaristia, illuminati dalla Parola di Dio di Giovanni 15: “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me”. «Insistendo sapientemente sul verbo “Rimanere”, il Signore ci ha ripetuto la preziosità di questo atteggiamento di amore e fiducia reciproca – evidenzia suor Fabrizia Baldo, delegata diocesana dell’Usmi –. È un bisogno reciproco, è un rimanere reciproco per dar frutto».
Restando in clima di preghiera, consacrate e religiosi si sono incamminati processionalmente verso il santuario giubilare di sant’Antonio, sostando, per i riti di introduzione, nel sagrato della chiesa. Quindi, cantando le litanie dei santi, accolti ad uno ad uno dall’Arcivescovo per il segno di croce con l’acqua benedetta, hanno varcato la soglia di ingresso.
«Subito ci siamo sentiti abbracciati dalla bellezza e dalla giusta luminosità della chiesa – commenta suor Fabrizia –, guardati benevolmente anche da sant’Antonio che, a distanza di secoli, si propone ancora come testimone del Vangelo e ci insegna che quelli che non sperano in se stessi ma solo nel Signore, avanzano da forti nonostante le debolezze della vita».
Dopo la liturgia della Parola, consacrate e religiosi hanno ascoltato con intensa partecipazione l’omelia dell’Arcivescovo che, tenendo presente il tempo liturgico attuale, tra la festa dell’Ascensione del Signore e la Pentecoste, ha ricordato come, camminando nella storia, lo sguardo dei consacrati debba essere sempre rivolto al cielo, cercando di vivere quel “rimanere” reciproco – Lui in noi, noi in Lui – ricordato dall’evangelista Giovanni. È lo Spirito Santo che attua in ciascuno questo “rimanere intimo”, e grazie allo Spirito permette di portare frutto. La vita di consacrate e religiosi potrà essere così un rendimento di grazie al Signore Gesù che si è dato tutto per amore ed ancora continua a donare in sovrabbondanza la sua grazia perché essi possano testimoniare la fraternità tra loro, innanzitutto, e con il popolo di Dio in mezzo al quale li ha posti. Imparando dall’amore dei genitori e dall’amore degli sposi – ha sottolineato mons. Lamba – anche chi ha consacrato la sua vita al Signore è chiamato a questo amore reciproco che supera ogni limite e conduce all’unità nella Chiesa. Questo è il cammino, al di là di ogni povertà, di ogni limite di età, di numero: far brillare il dono della vita consacrata.
«Un pensiero che sentiamo fortemente anche noi consacrati – osserva suor Fabrizia – e che presentiamo con forza al Signore perché, illuminati dal suo Spirito, camminiamo con fedeltà verso una piena comunione». Dopo la proclamazione del Credo secondo la formula della Chiesa di Aquileia e le intercessioni, la celebrazione è stata chiusa con il canto grato del Magnificat.
Consacrate e religiosi si sono quindi spostati in una sala adiacente, messa gentilmente a disposizione dai frati del santuario, per vivere ancora un momento di gioiosa fraternità, condividendo ciò che ognuno aveva portato per rallegrare la festa. Anche l’arcivescovo Riccardo ha condiviso il momento fraterno. «Desideriamo ringraziarlo di cuore, con affetto e stima per questo pomeriggio vissuto con noi, come padre e pastore – conclude suor Fabrizia –. Ci sentiamo tutti rafforzati nella gioia di appartenere a questa Chiesa udinese».