«Comunione e missione. Vi lascio queste due parole, per custodire le vostre diversità senza schiacciarle e per ricordarci che la missione stessa è ciò a cui siamo chiamati strutturalmente». Così mons. Riccardo Lamba, arcivescovo di Udine, ha affermato nella sua prima seduta del consiglio pastorale diocesano (CPD), svolta nella mattinata di sabato 25 maggio nei locali del seminario di Castellerio. Un’assemblea a cui è stata data parola a tutti i direttori le direttrici dei Consigli pastorali di Collaborazione presenti per l’occasione, a eccezione di alcune assenze giustificate da motivi di lavoro o salute. Presenti anche – come di norma – anche i Vicari foranei e alcuni dei direttori degli uffici pastorali dell’Arcidiocesi udinese.
Lo stesso mons. Lamba, presidente del Consiglio pastorale diocesano, ha aperto i lavori accennando ai suoi primi impegni in Diocesi «Sto iniziando a conoscere moltissime realtà, trovando accoglienza cordiale – ha spiegato -. Mi sembra di percepire, da parte di sacerdoti, religiosi e religiose, un grande lavoro a cui dobbiamo dare continuità».
Prima di dare voce ai vari direttori dei Consigli pastorali locali, il direttore del Consiglio diocesano, Michele Armellini, ha ripercorso i passaggi del CPD fin dalla sua reintroduzione, nel 2022, concludendo poi con una citazione del suo statuto: «Il Consiglio – ha ricordato il direttore – è organo consultivo permanente e segno della partecipazione e della corresponsabilità di tutti i battezzati all’unica missione salvifica della Chiesa. Non è cosa da poco».
La situazione della città e dell’hinterland
Mons. Riccardo Lamba ha ascoltato con attenzione i diversi interventi, raccogliendo molti appunti. Riassumendo quanto emerso su base foraniale, e partendo dal Vicariato urbano di Udine, l’Arcivescovo ha ricordato il suo recentissimo incontro con i sacerdoti dello stesso Vicariato, primo di otto appuntamenti nelle altrettante foranie.
Tra i direttori intervenuti, Marco Bressan (CP Udine sud est) ha ricordato come tra Laipacco, San Paolino e B.V. del Carmine: «Ci sia una gran percentuale di immigrati. Teniamo rapporti fecondi con realtà religiose diverse». Stefania Camana (Udine ovest) ha affermato che nella sua zona «Si soffre la poca disponibilità in alcuni ambiti pastorali, ma la carità, la più grande delle virtù, è ben animata e questo ci consola». La necessità di formazione è stata ricordata dal sig. Candotti, delegato della CP del centro cittadino, mentre Guglielmo Cocco per la CP di Udine sud ha evidenziato l’esigenza di «Lavorare sul senso di appartenenza alle comunità, anche da parte di chi vi fa servizio». Per la zona nord del capoluogo, Roberto Perini ha notato come la pastorale sia influenzata da «Un rapido turn-over di popolazione, anche grazie alla vicinanza con l’ospedale.»
Guardando all’hinterland, Michele Armellini (Pagnacco-Plaino) ha ricordato come «Lavorare per ambiti aiuta a integrare i vari aspetti della pastorale, non lavorare in parallelo». La dimensione della gioia evangelica è stata ben sottolineata nell’intervento di Alessandra Monasso (CP Tavagnacco), la quale ha ricordato che «La CP di Tavagnacco è nata sulla carità. Si vuole permettere a tutti di crescere, evitando che una Parrocchia più grossa inglobi le altre. La caratteristica della CP è proprio la gioia». Infine Gianni Londero (CP di Campoformido): «Il territorio è eterogeneo, da realtà semi-cittadine ad altre rurali. Cerchiamo di lavorare insieme soprattutto con i volontari».
Bassa friulana: tra carità e giovani
La prima a prendere la parola è stata Piera Burba, direttrice del CPC di Rivignano, che ha accennato ai profondi legami tra le varie Parrocchie della sua CP: «Le nostre parrocchie sono tutte la “mia” Parrocchia». Giorgio Bernardi (CP di San Giorgio di Nogaro) ha invece ricordato come il territorio presenti «Molte realtà di carità e volontariato, con cui si lavora insieme». Infine per la CP di Latisana, Daniele Castellarin: «Lavoriamo tanto con la catechesi di bambini, ragazzi e adolescenti. Oltre al GREST e agli incontri francescani».
Friuli centrale, si valorizzano le realtà presenti, “donandosi”
Risalendo verso il Friuli centrale, un quadro sintetico ma suggestivo è stato tracciato da Anna Signor (CP Mortegliano): «Abbiamo due comuni, molte comunità eteronegee: cerchiamo di farci dono a vicenda». Anche la vasta CP di Gonars punta decisamente sulla carità, come evidenziato dal suo direttore Silvano Buchini «Valorizziamo le numerose realtà caritatevoli della CP». Più difficoltosa la situazione del clero nella CP di Pozzuolo, come ha descritto la direttrice Alexandra Giuseppin: «Da subito si è creato un bel clima di collaborazione e aiuto. La CP è vissuta come una forza, anche se non tutti gli ambiti pastorali sono “coperti”. Purtroppo i problemi di salute dei sacerdoti ci mettono a difficoltà». Infine Mario Passon, CP di Talmassons: «Cerchiamo di ispirarci a Evangelii gaudium: “Il tutto è più della somma delle parti”. Ogni comunità è importante».
Medio Friuli in cerca di “equilibri pastorali”
Gli interventi per il Medio Friuli sono stati inaugurati da Marcella Zamparini, CP di Varmo: «Si è iniziata da poco una piccola collaborazione, le storie delle due realtà di Varmo e Camino al Tagliamento sono sempre state diverse ed è difficile iniziare». Manuela Vignando, delegata per la CP di Codroipo, oltre alla grande ricchezza di proposte della CP codroipese non ha nascosto alcune difficoltà: «Si lavora insieme, ci interroghiamo su come mettere assieme tante comunità piccole con una più grande». Infine Ivan Ganzini per la CP di Sedegliano: «È difficile passare dalla fase della condivisione alla fase di progettazione unitaria: significa trovare l’equilibrio tra le singole comunità e l’unità.»
Friuli collinare: campanili e prime collaborazioni
New entry al CPD è Sandra Adamo, neo direttrice del Consiglio pastorale della Collaborazione di Fagagna: «Nel territorio ci sono due pievi, da sempre ci sono diverse storie. Stiamo iniziando a lavorare insieme da poco tempo, avendo un unico parroco». Sintetico e sincero l’intervento di Maurizio Panigutti per Colloredo di Monte Albano: «C’è molto campanilismo, collaboriamo nelle piccole cose. Sono qui per imparare». Carlo Schiratti per la CP di Majano ha ricordato come nel suo territorio «Alcune occasioni, come le feste patronali o i lustri di matrimonio, aggregano tutte le comunità». Infine Antonio Cividino per la CP di Coseano, ha concluso con un’esortazione: «Le comunità sono diverse e distanti. Nella visita pastorale la collaborazione è riuscita, ripartiamo da lì. Servono convinzione e porte aperte».
Pedemontana tra famiglie e giovani, laici protagonisti
Mentre mons. Lamba continuava a raccogliere appunti, Fernanda Bertoli della CP di Tricesimo ripercorreva il percorso del suo territorio: «Abbiamo dato vigore alle iniziative di preghiera, dentro e fuori dalle chiese. Tentiamo di coinvolgere soprattutto le famiglie». Dal canto suo, Tranquilla Fant della CP di Reana ha affermato come nel Rojale si dia «Priorità ai giovani: sono riprese molte attività, dall’oratorio ai campi. E i genitori ritornano». Difficoltosa la situazione del clero nella CP di Tarcento, tra lutti e malattie recenti, come ha affermato Paolo Senci: «Soffriamo l’assenza del parroco, mancato a gennaio. Nel frattempo portiamo avanti le diverse attività. Ci stiamo adattando alla celebrazione in assenza di presbitero». A concludere, Mario Clochiatti della CP di Povoletto: «Di fatto la CP è nata già da anni, le persone di varie Parrocchie si conoscono da molto tempo. Si collabora, nonostante i campanili forti».
Dal Friuli orientale l’invito alla profondità
Particolarmente eterogenea la situazione nella vasta Forania del Friuli orientale. Gabriella Nadalutti della CP di Manzano: «Lavoriamo insieme, con un unico parroco, ma si mantengono le specificità e le celebrazioni locali. Ci stiamo proponendo di coinvolgere maggiormente le famiglie». Anche nelle Valli del Natisone l’obiettivo è un maggior coinvolgimento, come ha espresso Fabrizio Floreancig: «L’obiettivo è coinvolgere sempre più i giovani delle varie comunità». Accorato l’intervento di Giulio Planu, CP di Buttrio: «L’associazionismo è una presenza forte sia nella nostra CP, ma anche del Friuli intero. C’è molto volontariato, ma c’è bisogno di trascendenza nel servizio». Un quadro a medio termine è stato tracciato da Gianfrancesco Santarossa (CP di Remanzacco): «Fotografando l’avvio della CP, nel 2018, e i tempi odierni, constatiamo un cammino interessante; siamo partiti dagli ambiti pastorali in cui c’erano le risorse per farlo». Infine ha preso parola Mauro Chiarandini della CP di Cividale: «Abbiamo tantissime comunità: non dobbiamo avere fretta, ci vuole tempo per conoscerci. Il progetto delle CP ci ha permesso di guardarci dentro, imparando a stando insieme con obiettivi condivisi».
Montagna alle prese con lo spopolamento
Alcune assenze giustificate hanno limitato la presenza di delegati dalla Forania della Montagna. Tra i presenti, Giorgio Sinigaglia della CP di Tarvisio: «È un territorio vasto, con tradizioni e lingue diverse e molto radicate nelle varie comunità. Vogliamo valorizzare queste specificità, operando però scelte comuni e condivise». Non così il territorio della CP di Paluzza, come ha affermato Marco Plozner: «Le comunità sono tante, ma rispetto al tarvisiano sono relativamente vicine. Il problema è lo spopolamento, per esempio a Timau sono nati 4 bambini in 5 anni, a fronte di 50 decessi».
Religiosi e religiose a servizio della Chiesa udinese
Al CPD siedono anche i rappresentanti degli istituti religiosi maschili e femminili. A esordire è stata suor Flavia Prezza, con un intervento accorato: «In Diocesi ci sono 260 suore, molte delle quali sono anziane e bisognose di assistenza. Eppure – ha ricordato con vigore – anche loro condividono il cammino delle CP, accompagnandolo con la preghiera: è un segno bellissimo. Le suore sono presenti in tantissime CP, con gioia.» Il padre francescano Floriano Broch, per il mondo religioso maschile, ha ricordato un generale «Calo di vocazioni, molto marcato tra i francescani. È però significativo che diversi religiosi celebrano la Messa domenicale nelle Parrocchie, garantendo l’Eucaristia».
L’Arcivescovo: «Il modello sono i 12 apostoli»
«Apprezzo tutto l’impegno di laici, consacrati e sacerdoti» ha detto infine mons. Riccardo Lamba. «Stiamo facendo un cammino impegnativo e difficile, ma abbiamo un modello: Gesù con gli apostoli. La loro collaborazione è stata a sua volta difficile, non sempre si trovavano tutti insieme. Lo spirito che li ha animati ha fatto sì che ancora oggi siamo qui».
Il Vescovo ha poi consegnato le due parole (comunione e missione), ricordando ai presenti che «Molti di voi lavorano in tutte le realtà della società civile. Dovunque siamo missionari con la nostra stessa presenza».
Mons. Lamba ha infine sottolineato il tema della formazione, richiamato da diversi interventi. «Non si va da nessuna parte se non ci si forma, si custodisce e si alimenta il rapporto con Gesù Cristo nella Chiesa. Ciò che avete iniziato, il percorso delle CP, va custodito senza smettere mai di alimentarsi».
Mons. Bettuzzi: «Iniziazione cristiana, ci stiamo tutti»
Ultimo a prendere la parola è stato mons. Ivan Bettuzzi, delegato episcopale per la pastorale. «Si sono conclusi da pochi giorni gli incontri del “terzo giro” nelle Foranie», ha ricordato. «Il progetto dell’Iniziazione cristiana, avviato con mons. Mazzocato, è stato accolto con responsabilità. Davvero “ci stiamo dentro tutti” ed è una bella notizia».