di Luigi Gloazzo
Sempre con le vittime
Pubblicato su “la Vita Cattolica” nr. 9/2023
Gesù Cristo rifletteva sempre sui fatti che erano sotto gli occhi di tutti. Lui li vedeva con un altro sguardo liberato dagli schemi culturali, quello di Dio Padre verso i figli. Gli slogan di molti osservatori prezzolati e politici preferiscono deviare lo sguardo lontano, su chi specula sulle sofferenze dei migranti e li traghetta sulle rotte sempre più insicure del Mediterraneo. E gli Stati conniventi, dai cui lidi partono, si compiacciono nel liberarsi da ingombri o innalzano barriere insormontabili per non vedere cosa succede oltre i muri alla povera gente. In fondo, per loro, è preferibile scandalizzarsi e nascondersi dietro la denuncia degli interessati trafficanti di persone che posare lo sguardo sulle vittime. Sono certo che questo non è lo sguardo di Cristo!
La cronaca di questi giorni testimonia che molti hanno visto il barcone sfasciarsi sugli scogli a cento metri dalla terra ferma e persone alla deriva, ma hanno preso la decisione di non soccorrerle per via del vento e delle onde. Come se si dovesse prestare aiuto solo a certe condizioni: le nostre. E i morti sono stati oltre sessanta. Decine i dispersi.
Cosa si vede sullo scenario del mondo? Uno stato, quello ellenico, respinge con metodo inflessibile i migranti che arrivano sulle isole. Dalla Turchia partono le nuove rotte marine della disperazione e della speranza. L’Europa si è illusa di pagarla per trattenerli in casa! L’Italia fa finta che l’accoglienza sia arrivata a un punto di saturazione e preferisce scaricare il compito dell’accoglienza sull’Europa, fingendo di non sapere che tutti questi stanno accogliendo in numeri e proporzioni anche superiori a quelli italiani.
E poi si accusa la Caritas e la Chiesa di essere la causa di tutti i mali dell’immigrazione in quanto accoglie sempre e “invita” a partire. Si fa finta di non sapere che le migrazioni sono un fatto strutturale da quando esiste il mondo e, oggi, causato dalla sperequazione tra Paesi benestanti e impoveriti, dalle condizioni insostenibili della vita nel Sud del mondo.
E si potrebbe continuare ad elencare sia accuse che scuse, ma si continua a produrre e commerciare armi, provocare guerre, “operazioni militari” e conflitti “a bassa intensità” per controllare i beni necessari al mantenimento delle disuguaglianze e ingiustizie.
Dove mettersi, dunque, ad osservare quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi?
Sempre dalla parte delle vittime, degli impoveriti, dei fratelli e sorelle che portano sui barconi i propri figli e tutte le loro fortune e speranze.
La quaresima è tempo di conversione e questa è un modo nuovo di vedere la realtà e di starci dentro. Un passo straordinario del Vangelo profetizza: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37). Sono i poveri Cristi che portano sulle spalle e nel cuore la fatica di vivere.
Il fenomeno del migrare è presente in tutta la storia dell’umanità, dalla preistoria ai giorni d’oggi. La nostra terra friulana, da sempre terra di confini, è stata teatro di invasioni, transiti di popoli, migrazioni interne, emigrazioni che hanno arricchito tutti i continenti. Le migrazioni sono ricerca desolata di una terra promessa dove costruire la propria storia personale e familiare. Non raccontiamo più la nostra storia e nei libri scolastici preferiamo ribadire le gesta risorgimentali piuttosto che narrare la fatica e la speranza di tanti uomini, famiglie, intere generazioni che sono state ospitate in tutti i continenti della nostra terra.