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L'editoriale

L’editoriale della settimana

di Sandro Fabbro

Il bene dell’energia.

L’Associazione per la Terza Ricostruzione si è data lo scopo di risvegliare le coscienze dei friulani, a partire dai più giovani, in quanto viviamo un periodo di profonde crisi ambientali, economiche, sociali e anche dell’ordine internazionale e tutto questo, pur generando un annebbiamento delle prospettive, non appare purtroppo nella consapevolezza dei più. Immersi tutti nel presente, nessuno sembra chiedersi come sarà il mondo nei prossimi anni e quali forze prevarranno. Ma è chiaro invece che l’esito di queste crisi dipende anche da noi e dal nostro impegno, qui e ora, affinché i processi in corso ritrovino un nuovo equilibrio accettabile per la comunità umana. Ciò significa che, anche nel micro, ci dobbiamo attivare per dare risposte positive, creative, costruttive alle crisi attuali. Perché “Terza ricostruzione” allora? Perché prendiamo a riferimento le due ricostruzioni avvenute, la prima, dopo le sofferenze e le lacerazioni prodotte dai conflitti mondiali e, la seconda, dopo la tragica − ma positivamente conclusa − ricostruzione post-terremoto del secolo scorso. Le due ricostruzioni citate ci ispirano e ci dicono che la gestione tecnica delle emergenze da sola non basta mai e che abbiamo bisogno invece di una spinta etica per uscire dalle difficili congiunture in cui ci veniamo a trovare se si vuole “ricostruire” un’idea di bene comune.

La transizione ecologica, il contrasto al riscaldamento climatico, la lotta alle ingiustizie sociali, qui e ora, in questo Friuli francamente un po’ sonnolento, sono il nostro faro. Obiettivo del convegno di Gemona di venerdì 28 ottobre è stato di dimostrare che, alla crisi energetica di questi mesi, non si può rispondere con provvedimenti solo lenitivi o palliativi, ma si deve rispondere affrontando i nodi strutturali del problema e cioè puntando a una forte autonomia energetica del Paese come della nostra regione così da non dipendere da fornitori esteri che, quando vogliono, possono usare l’energia come strumento di ricatto geopolitico. Nel convegno si è discusso di come, anche noi, sui nostri territori, possiamo contribuire all’autosufficienza con un incremento delle nostre capacità produttive e di stoccaggio e, prima di tutto, con una riduzione del proprio fabbisogno attraverso il risparmio di energia. La tecnologia oggi ce lo consente e ci consente anche di farlo spontaneamente, senza cioè dipendere dal “ricatto” delle bollette. Abbiamo proposto la realizzazione di decine di migliaia di unità di autoproduzione di energia rinnovabile fotovoltaica in tutte le aree idonee (e solo in quelle definite tali!) del territorio, e che spetta alla Regione di individuare. E questo è uno scenario non solo possibile a breve-medio termine ma anche desiderabile se non si vuole delegare il proprio futuro a forze esterne, da noi non controllabili. Gli interventi più tecnici hanno messo in evidenza, inoltre, che questo scenario è assolutamente preferibile ad ogni ipotesi che, guardando a tecnologie che oggi non esistono (ad es. il nucleare di quarta generazione), rimandi sine die ogni azione concreta.

Altrettanto negativo sarebbe anche lo scenario che spalancasse la porta ai cosiddetti “investimenti” di grandi società finanziarie esterne: centinaia di ettari di suolo agricolo verrebbero trasformati in mastodontici parchi fotovoltaici in aree agricole fertili minacciando, oltre alle qualità paesaggistiche, altre risorse fondamentali per la vita (come il cibo, l’acqua, il suolo…). Su questi punti si è verificata un’ampia convergenza sia alla luce delle relazioni tecniche sia sul fronte più politico, come nel caso della comunicazione del presidente del consiglio regionale Piero Mauro Zanin e nelle conclusioni finali dell’on. Giorgio Santuz. È su queste questioni (una maggiore autosufficienza e sicurezza su cibo, acqua, suolo ed energia) che deve incentrarsi il dibattito e l’azione politica dei prossimi mesi. Svegliarsi significa abbandonare sterili polemiche sul nulla o certe paure di non essere abbastanza innovativi e interdipendenti: cibo, acqua, suolo ed energia sono beni necessari per tutti e, quindi, assolutamente non negoziabili.

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