Si potrà indicare in sloveno ma non in lingua friulana. Un importante strumento per la valorizzazione del territorio, la creazione della Doc Friuli, non potrà utilizzare proprio il carattere più distintivo della nostra terra
“Un’opportunità importante per commercializzare il nostro vino e, al contempo, far conoscere il nostro territorio. Dispiace però che, accanto all’opzione in italiano e sloveno della dicitura del marchio, non sia stata prevista la versione in marilenghe”. A intervenire sul progetto Doc Friuli che ha incassato l’ok del Comitato nazionale vini del Ministero delle risorse agricole e si appresta a tradursi in realtà fra pochi mesi con la prossima vendemmia, è il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini. “Essere giunti al riconoscimento di questo marchio unitario, percorso che ha visto impegnata negli anni scorsi anche la Provincia, è sicuramente motivo di soddisfazione – spiega Fontanini -. Va rilevato però che, anche in questa circostanza, il Friuli perde l’occasione per una promozione a 360 gradi ovvero anche attraverso la lingua friulana. Manca nel disciplinare, infatti, la possibilità per i produttori friulani di utilizzare il marchio “Doc Friûl” mentre gli sloveni che, ancora una volta, manifestano maggiore sensibilità nei confronti della loro minoranza, possono etichettare le bottiglie con la Doc Furlanija o Doc Furlanija Julijska Krajina”. Anche la possibilità della doppia denominazione “Doc Friuli” o “Doc Friuli Venezia Giulia”, vede critico Fontanini. “L’utilizzo della Doc Fvg indebolisce la parte friulana – conclude il presidente -. Mi auguro, almeno, che i produttori friulani scelgano l’opzione “Doc Friuli”.
Dopo discussione al Ministero delle politiche agricole e due commissioni nazionali tecnico-normative a ottobre 2015 e febbraio 2016, la pubblica audizione di marzo, il Comitato nazionale Vini ha dato il via libera giovedì 7 aprile alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del disciplinare Doc Friuli o Doc Friuli-Venezia Giulia. “Dopo un serio lavoro – dichiara l’assessore regionale alle Risorse agricole Cristiano Shaurli – è una soddisfazione importante per un risultato atteso 30 anni che voglio condividere con l’intera filiera vitivinicola regionale, che sono convinto potrà dare ancora più lustro alla qualità e coesione della nostra produzione regionale. A Vinitaly festeggeremo il risultato ma dal giorno dopo è fondamentale iniziare insieme ai nostri vitivinicoltori una campagna di promozione in particolare nelle iniziative già programmate a partire dagli Stati Uniti”. Di Doc Friuli si inizia a parlare con i conti Attems già negli anni 70. Seguirono poi vari tentativi, falliti. Nel 2014 il primo tentativo concreto con raccolta firme produttori. A maggio 2015, forte di 1703 firme, si avvia l’iter burocratico, “oggi – conclude Shaurli – finalmente la bella notizia”.
«L’approvazione della Doc Friuli-Venezia Giulia da parte del Comitato vini del Ministero per le risorse agricole, rappresenta il raggiungimento di un importante obiettivo e premia tutto il territorio regionale, l’intera filiera e tutti i nostri vignaioli che, speriamo, dalla vendemmia 2016 avranno a disposizione una nuova opportunità di mercato». È unanime la soddisfazione espressa da Pietro Biscontin, presidente del Consorzio delle Doc del Friuli-V.G. e di Giorgio Giacomello, presidente di Fedagri Confcooperative Friuli-V.G., per il parere favorevole ottenut dal Disciplinare della nuova Denominazione nel Comitato nazionale vini del Ministero delle risorse agricole. «Un successo raggiunto grazie a un impegno fondamentale delle cantine cooperative regionali – aggiunge Giacomello -, che hanno sostenuto fin dall’inizio il percorso anche davanti a tante resistenze, raccogliendo larga parte delle firme necessarie all’avvio dell’iter che ha portato alla costituzione della nuova Doc a cui, per diventare veramente operativa, mancano oramai solo alcuni passaggi burocratici. Le cantine cooperative, inoltre, hanno saputo mediare anche su alcuni aspetti economici (rese a ettaro, a esempio) purché si raggiungesse un accordo tra le varie istanze e il progetto andasse a buon fine. Dopo il successo della Doc Prosecco, che è sotto gli occhi di tutti per gli importanti numeri che essa rappresenta anche nella nostra Regione, ora è fondamentale non fermarsi, ma proseguire ancora su questa strada unitaria e puntare alla Doc interregionale del Pinot grigio», conclude Giacomello.
Il Disciplinare approvato, tra l’altro, oltre al limite di produzione del Pinot grigio, fissato a un massimo di 140 quintali per ettaro di uva, «interessa il territorio di 160 comuni di tutte e quattro le province regionali, e non cambia nulla rispetto agli attuali assetti del sistema delle Doc, Docg e Igt del Friuli-V.G. e tutti i vignaioli che lo desiderano, potranno mantenere le denominazioni storiche relative alle Doc di appartenenza oppure adottare la nuova Denominazione declinata in italiano e sloveno: Friuli o Friuli Venezia Giulia», chiosa Biscontin. Manca però il friulano, la lingua più rappresentativa della nostra terra.