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Omicidio di Gemona, il parroco: «Una tragedia che ci interroga. Siamo tutti figli»

In queste ore quella di Gemona – sconvolta dalla violenza inaudita dell’omicidio del 35enne Alessandro Venier – è una comunità «che è chiamata a interrogarsi sullo scopo della vita. È un interrogativo personale, prima di tutto, che poi trova risposte in una comunità cristiana che si incontra, che prega, che vive allo stesso tempo sia la dimensione terrena sia quella divina». A dirlo è stato il parroco di Gemona attraverso le pagine della Vita Cattolica del 6 agosto 2025. Mons. Valentino Costante, nella messa di domenica 3 agosto, pochi giorni dopo la tragedia avvenuta il 25 luglio nella villetta di via dei Lotti – dove, Lorena Venier, 61 anni, secondo la sua stessa deposizione, avrebbe ucciso e fatto a pezzi il figlio, d’accordo con la nuora, Mailyn Castro Monsalvo – aveva espresso poche parole, affidando alla preghiera e in particolare alla figura di Maria, «madre di Dio e madre nostra», la famiglia coinvolta nella tragedia e il dolore di tutta la comunità.

Preghiera, dunque, innanzitutto. Ma mons. Costante non si sottrae alla richiesta di qualche parola per guidare ad una riflessione la comunità tramortita dall’accaduto, che si chiede come una situazione familiare carica di tensioni possa sfociare nell’indicibile e, soprattutto, se tutto ciò non avrebbe potuto essere in qualche modo evitato.

La vittima, Alessandro Venier

«I fatti dolorosi di Gemona aprono tanti interrogativi – commenta mons. Costante –, ad esempio ci si chiede perché dopo il terremoto con la ricostruzione fisica si sia passati da un paese che aveva tanti cortili ai recinti con giardino, segno evidente di un crescente isolamento; perché si è perso quello spirito di comunità che aveva riferimenti valoriali alti, che sono quelli che la fede ci induce a coltivare anche nella partecipazione alla vita comunitaria?». Mons. Costante osserva che non solo a Gemona, ma in tutto il Friuli «stiamo diventando sempre più individualisti» e questo fa sì che siano «il nostro pensiero, le nostre esigenze e i nostri desideri a comandare la nostra vita».

«Abbiamo affidato alla preghiera e a Maria il senso di questa tragedia che stiamo vivendo. È una tragedia che coinvolge tutti perché tutti noi siamo figli di qualcuno – continua il parroco –. E questo deve interpellarci, chiediamoci: quale legame abbiamo con i nostri genitori? Viviamo secondo la loro storia e testimonianza?».

Il sacerdote non tralascia di esprimere un pensiero in difesa della sua comunità: «A quasi 50 anni da un terremoto che ci ha portati al centro dell’attenzione per la nostra tenacia e solidarietà, ora sembra che Gemona sia emblema di tutto ciò che c’è di negativo. Il Friuli non è così e neanche Gemona è così!».

Valentina Zanella

L’articolo integrale si può leggere sulla Vita Cattolica del 6 agosto 2025

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