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Padre Giulio Albanese: «Mons. Riccardo Lamba? Un Vescovo missionario»

Cresce l’attesa per l’arrivo del nuovo Arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba, che farà il suo ingresso nella nostra Diocesi domenica 5 maggio alle 16, con una Santa Messa solenne in Cattedrale a Udine (celebrazione che sarà tramessa in diretta su Radio Spazio). In queste settimane di attesa, diversi interrogativi si affollano nelle Parrocchie: che Vescovo sarà mons. Lamba? Cosa promuoverà, come si porrà nei confronti dei fedeli? Quali i suoi ambiti di servizio prediletti? Domande di questo tipo possono trovare una prima risposta in chi collabora assiduamente con il nostro prossimo Arcivescovo: «È un vescovo missionario, nel vero senso della parola. Devo dire che ha dimostrato molta fedeltà al magistero di Papa Francesco». La voce ha accento romano, ma è nota anche “quassù” in Friuli: padre Giulio Albanese, religioso comboniano, nella Diocesi dell’Urbe dirige gli uffici per le Comunicazioni sociali e per la Cooperazione tra le Chiese (l’ufficio missionario). Molti lo ricordano in città a Udine lo scorso ottobre, mese missionario appunto, in un partecipato incontro svoltosi in sala Paolino d’Aquileia che allora ebbe come tema «Quo vadis Africa?». Con Radio Spazio lo abbiamo raggiunto per conoscere più da vicino il “Vescovo don Riccardo”.

Padre Albanese, di cosa si occupa esattamente mons. Lamba a Roma?

«La Diocesi di Roma è divisa in cinque settori: attualmente don Riccardo è responsabile del settore Roma est, che è il più grande in assoluto: comprende oltre un centinaio di Parrocchie ed è il più popoloso. L’area è una “cartina tornasole” delle contraddizioni di questa città: inferno e paradiso. Il settore ha grandissime potenzialità culturali e produttive, ma è segnato da un’esclusione sociale che penalizza i ceti meno abbienti. Don Riccardo è sempre stato “in prima linea”: ha promosso una pastorale paterna nei confronti di chiunque incontri, entrando in empatia grazie alla sua capacità di ascolto.»

Per cosa collaborate?

«Non è stato solo Vescovo ausiliare nel settore est di Roma, ma il Papa gli ha affidato l’ambito della cosiddetta “Chiesa in uscita”, nel quale opera anche il centro missionario: don Riccardo è stato quindi il mio superiore diretto. I nostri uffici sono uno accanto all’altro: lavorare con lui è stato un piacere perché è una gran bella persona. In questo posso attestare che si è davvero distinto per il suo zelo missionario.»

Che persona è il “don Riccardo”… Vescovo?

«Don Riccardo esprime con il suo pensiero il mondo capovolto di Dio: è un uomo semplice, attento allo spirito delle beatitudini. Parte dal presupposto che la Chiesa è una piramide al contrario, chi sta nella cuspide deve dare per primo il buon esempio e “sporcarsi le mani”.»

Quali sono le sue sensibilità più forti da pastore?

«Ricordiamo innanzitutto che ha una duplice vocazione: è medico dei corpi e dell’anima, essendo laureato in medicina. Al contempo è un ottimo padre spirituale: ha un’altissima considerazione del laicato, ma l’aspetto in cui si è contraddistinto maggiormente è stata la vicinanza ai sacerdoti. Egli dice sempre che se vogliamo che le nostre comunità siano presenze significative nella società allora dobbiamo aiutare innanzitutto i sacerdoti a vivere il loro ministero in un atteggiamento di servizio. Tutti i preti che hanno avuto a che fare con lui, soprattutto quelli del settore est di Roma, sono rimasti molto dispiaciuti nel sapere del suo spostamento a Udine. Sappiamo che in una logica ecclesiale siamo ugualmente in comunione, ma ciò non toglie che a noi dispiace ed è una grossa perdita.»

Cosa ha originato questa sua continua attenzione ai preti?

«Ha permesso di crescere nel dialogo e nel confronto. Lui è sempre stato rispettoso di chi aveva visioni diverse, ma è anche consapevole che nel dialogo bisogna proseguire il cammino. Ha un’apertura mentale che gli permette di accogliere le diversità e di considerarle una ricchezza. Quando penso a don Riccardo mi viene in mente il magistero di don Tonino Bello, che aveva a cuore le diversità: lui crede nell’unità ma sa riconoscere le diverse anime e spiritualità. La sua sfida è saperle armonizzare.»

Il 5 maggio mons. Lamba inizierà il suo ministero di Arcivescovo qui a Udine. Come ci suggerisce di accogliere il suo servizio in Friuli?

«Non abbiate paura a bussare alla sua porta, invitatelo nelle Parrocchie. E soprattutto siate sinceri: una cosa che lui gradisce è che i problemi non vengano lasciati chiusi nel cassetto, ma vengano esposti con coraggio “prendendo il toro dalle corna”. Vedete che sarà un uomo limpido, tutto d’un pezzo: qui lo consideriamo un “pezzo da novanta”. Beati voi!»

Giovanni Lesa

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