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Politica

Piantedosi a Trieste: “Su hotspot Fvg il dossier non è ancora chiuso”

Al trilaterale con Slovenia e Croazia, il punto anche sui confini

La necessità di realizzare un hotspot in Friuli Venezia Giulia “era legata all’esigenza di stazionamenti in strada di cui soprattutto la città di Trieste ha sofferto. Serviva a dare un riparo a persone che si aggregano o si aggregavano. Ora quell’esigenza potremmo assolverla se avessimo un sollievo complessivo sugli arrivi e quindi sul sistema di accoglienza nazionale. Dunque è un dossier che non abbiamo ripreso ma non abbiamo chiuso”. Così il ministro degli Interni Matteo Piantedosi ha risposto a chi gli chiedeva del Cpr in Friuli sottolineando che le scelte saranno condivise con gli amministratori locali. “A Ventimiglia – ha spiegato il ministro – a parte il Cpr, gli amministratori locali hanno ben capito che era meglio evitare che ci fosse il girovagare delle persone senza un tetto sulla testa che non dare loro un riparo”. Questo, ha puntualizzato Piantedosi, “non significa legittimare le presenze ma semplicemente gestire quell’aspetto del problema che incide sulla dignità, sulla sicurezza delle persone ma anche sul degrado cittadino”.

Piantedosi era a Trieste per un trilaterale con i suoi omologhi di Slovenia e Croazia, Bostjan Poklukar e Davor Bozinovic.
La sospensione temporanea di Schengen e il ripristino dei controlli confinari con la Slovenia sono state decisioni adottate “con qualche dispiacere per noi, per gli amici sloveni e croati e di altri paesi, ma è necessario” a seguito delle “analisi fatte dagli specialisti dopo l’insorgere del conflitto israelo-palestinese”, ha ribadito il ministro dell’Interno.
Piantedosi ha fatto nell’occasione il punto sui primi dieci giorni di controlli, evidenziando che le forze dell’ordine hanno effettuato 19mila controlli sulle persone e 10mila sui veicoli, dieci gli arresti per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, 220 i respingimenti. I controlli alle frontiere sono stati reintrodotti in particolare a causa dell’accresciuta “minaccia terroristica”, ma “c’è ferma volontà di eliminarli, passando a controlli compensativi” non appena essa si ridurrà, ha confermato da parte sua il ministro degli Interni sloveno Poklukar. Controlli che hanno una valenza anche per quanto riguarda i flussi migratori irregolari. Anche di questo tema si è parlato a Trieste, con focus naturalmente sulla rotta balcanica, dove i transiti sono in aumento da mesi. “Abbiamo parlato della Rotta balcanica anche in che modo si possa proseguire questa collaborazione, questo format, per aiutare gli altri Paesi dei Balcani occidentali ed essere più efficaci contro il traffico migratorio illegale”, ha detto sempre Poklukar, che ha poi chiarito che il provvedimento di sospensione di Schengen “si può prorogare fino a due mesi”. L’auspicio è che, tuttavia, i controlli vengano sospesi prima. E’ quanto si spera a Zagabria, con il ministro Bozinovic che ha auspicato che si ritorni presto alla normalità, sempre mantenendo alta la guardia a causa della crisi in Medio Oriente. “Tutti e tre i Paesi vogliono fare tutto quanto possibile per tornare quanto prima” alla piena libera circolazione, ha detto Bozinovic. La scelta di ripristinare temporaneamente i controlli è però giustificabile, dato che “la questione della sicurezza è preponderante per i nostri cittadini e non solo, è un obbligo per noi”, ha sottolineato. Di certo, la “risposta a tutte le sfide aperte”, dal terrorismo all’immigrazione, non può venire solo da singoli Paesi, ma è “importante la cornice dell’Ue” e l’interscambio di informazioni e buone pratiche. “La Croazia – ha così chiosato Bozinovic – ha il confine esterno dell’Ue, ha una delle polizie più attive anche numericamente” e Zagabria vuole condividere “con i nostri vicini la nostra esperienza”.

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