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Luci tra le sbarre

«Quaresima: tempo di carità… a sorpresa»

Testimonianze dal carcere a cura della Cappellania penitenziaria

Quando pensiamo al carcere in noi si fanno largo nella maggior parte dei casi considerazioni che possono rientrare facilmente nella categoria dei luoghi comuni: «Se lo meritano», «Sono tutti uguali», «Non poteva che essere così», «Buttate via la chiave»… Un classico che mi sento dire è: «Padre, quanti soldi vi chiedono?».

I nostri istituti penitenziari in Italia sono uno specchio della società e per certi versi sono un microcosmo dove bene e male, intelligenza o zucca vuota, povertà o benessere sono ben rappresentate. In carcere non possono evidentemente circolare soldi contanti per cui tutte le spese che i detenuti devono o vogliono affrontare passano attraverso un sistema di “conto corrente” personale gestito da un apposito ufficio dove familiari e amici possono versare il denaro così che l’interessato possa poi usufruirne previa richiesta. E si, alcuni dei ragazzi (a noi cappellani piace chiamarli così, i “nostri ragazzi”!) nella casa circondariale di via Spalato a Udine hanno bisogno di aiuto anche economico che come cappellano offro in sinergia con l’ufficio competente.

Poco prima di Natale sono stato chiamato dagli agenti preposti a questo servizio (e che ringrazio per la loro competenza e collaborazione) e potete immaginare lo stupore quando mi hanno detto: «Don, questa volta c’è una richiesta alla rovescia: c’è un detenuto che vorrebbe farle una offerta di 50 euro perché lei possa poi utilizzarla per aiutare qualcun altro». Ho tenuto in mano la richiesta leggendola più volte e sono sincero dicendo che mi emoziona ripensare a quel momento. Conoscendo chi ha fatto il gesto so sia che non è “pieno di soldi fuori dal carcere” sia che non lo ha fatto per “farsi amico il Cappellano”. È stato un gesto gratuito semplicissimo, spontaneo e sincero.

Questa è la luce tra le sbarre che questo mese vorremmo condividere con voi. Il Natale è passato e anzi iniziamo il nostro cammino di Quaresima. Mi accompagnerà l’immagine di questa generosità gratuita durante la preghiera delle prossime settimane.

Il carcere è un luogo duro ed estremo; quello di Udine situato così al centro della nostra città può però essere ri-visto come un luogo dove esseri umani provano a rimettere in piedi la loro esistenza. Narrare questi episodi ci aiuti a rendere i “luoghi comuni” semplicemente umani.

P. Lorenzo Durandetto C.M.
Cappellano
Casa circondariale di Udine

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