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Commento al Vangelo

«Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue»

Dal Vangelo secondo Marco Mc 14,12-16.22-26

Il primo giorno degli àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Parola del Signore.

Commento al Vangelo del 2 giugno 2024, Corpus Domini

A cura di don Francesco Ferigutti

“Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?”
Con queste parole si apre il Vangelo nella solennità del Corpus Domini, al cui centro c’è il Sacramento stesso che celebriamo. Ricordiamo che la Pasqua per gli ebrei era il fulcro dell’anno, una festa che non era solamente il ricordo di un evento del passato, la cena pasquale era ed è il modo di prendere parte a quell’evento, rivivere la notte della liberazione e il passaggio del mar Rosso; il popolo d’Israele rievoca l’agire di Dio e si rinnova nella fede riconoscente e salda. Questo ci aiuta a comprendere quanta venerazione avevano e hanno ancora gli ebrei per la Pasqua, la stessa che abbiamo noi  per l’Eucaristia.

Nel brano evangelico che ascoltiamo in questa festa il banchetto e la sua preparazione hanno grande importanza. Continuamente viene riferito che Gesù si riunisce a mensa con i discepoli, con i peccatori, con il popolo. L’ultimo avvenimento prima della passione è di nuovo un banchetto: Gesù celebra con i dodici la cena pasquale. L’evangelista riferisce in maniera dettagliata come due discepoli incaricati da Gesù abbiano preparato a Gerusalemme il banchetto pasquale. In questa cornice, Gesù ha donato ai discepoli la nuova forma della sua comunione, si è offerto nel pane e nel vino: il suo corpo e il suo sangue. Gesù sarà poi consegnato e ucciso, non si muoverà più attraverso il paese insieme con i discepoli. Tuttavia resterà con loro nel pane e nel vino; Gesù si congeda eppure rimane presente.

Egli offre ai discepoli il suo corpo e il suo sangue, corpo e sangue indicano l’intera persona e questo deve ricordare sempre il dono totale della sua vita: la sua morte in croce. Sulla croce Gesù ha versato il suo sangue e con la sua morte ha fondato la nuova alleanza, ossia la comunione definitiva di Dio con gli uomini. L’alleanza è dunque “nuova” nel senso che è il patto definitivo stabilito da Dio con gli uomini. Celebrare l’eucaristia come alleanza significa vedere in essa il compimento della storia della salvezza, un’alleanza nuova e definitiva nel segno di un Dio vicino, presente realmente nel pane e nel vino.

Mentre nelle nostre comunità contempliamo e adoriamo la presenza del Signore nel Pane eucaristico, siamo chiamati anche noi a domandarci: in quale “luogo” vogliamo preparare la Pasqua del Signore? Quali sono i “luoghi” della nostra vita in cui Dio ci chiede di essere ospitato? Come e dove prepararci per mangiare Cristo, nostra Pasqua? Il verbo “preparare” deve farci riflettere seriamente.

Gesù dice a due dei suoi discepoli: “un uomo vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi”. Dio si fa piccolo come un pezzo di pane e proprio per questo occorre un cuore grande per poterlo riconoscere. La presenza di Dio è così umile, talvolta invisibile, che ha bisogno di un cuore preparato, sveglio e accogliente per essere riconosciuta. Allarghiamo e prepariamo il nostro cuore, con umiltà riceviamo il Signore, riconoscendo sempre che l’Eucaristia è il modo scelto da Dio per rimanere con noi come nostro alleato e come nutrimento che sostiene la nostra vita.

don Francesco Ferigutti

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