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Sicurezza sul lavoro. 300 in piazza con Cgil e Uil. 50 assemblee Cisl: “Far rispettare le norme che già ci sono”. In Friuli solo 48 ispettori su 108

Oltre 50 assemblee sul territorio della nostra regione, una manifestazione nazionale a Roma (il 13) e un maxi summit tra Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige (il 19 a Padova), tutti sotto lo stesso slogan: ”Fermare la scia di sangue”. La questione sicurezza tiene banco anche in casa Cisl, diventando una priorità assoluta, alla luce dei numeri degli infortuni e delle morti sul lavoro che continua ad essere allarmante, alimentato, purtroppo dall’ultimo incidente accaduto ieri alla centrale idroelettrica di Suviana.

“Parliamo di sicurezza, ma oggi è necessario farlo anche immaginando e mettendo in pratica schemi nuovi visto che continuano, statistiche alla mano, a morire, sui posti di lavoro, 3 lavoratori al giorno. Dobbiamo pensare a come non lasciare soli i lavoratori, le RSU, gli RLS e gli RLST (responsabili dei lavoratori per la sicurezza) perché non bastano le norme, ma vanno supportate le persone all’interno dei luoghi di lavoro per farle rispettare. Non servono nuove ed ulteriori norme, ma occorre capire come far rispettare le attuali anche ragionando in “chiave europea” trovando schemi e standard comuni fra paesi e settori produttivi” – commenta per la Cisl Fvg, il segretario generale Alberto Monticco.

Quanto alle iniziative in programma, concluse le assemblee su base territoriale, la questione sicurezza sarà portata il 13 a Roma nell’ambito di un grande momento di confronto al PalaTiziano, dove si riuniranno centinaia di delegati, compresa una nutrita delegazione in partenza dal Friuli Venezia Giulia, di ogni settore produttivo. L’obiettivo è quello di incalzare Governo, sistema delle imprese, autonomie locali per garantire, da un lato, piena attuazione delle misure esistenti, e dall’altro a mettere in campo altri interventi indispensabili per costruire una strategia nazionale organica che freni finalmente questa vergognosa scia di sangue.

Cgil e Uil, oltre 300 manifestanti a Udine

Oltre 300 i manifestanti che questa mattina hanno partecipato al presidio organizzato in via Sabbadini, a Udine, sotto la sede della regione, in concomitanza con lo sciopero di quattro ore (l’intera giornata nell’edilizia) proclamato a livello nazionale da Cgil e Uil. A scendere in piazza non soltanto lavoratori, ma anche pensionati, uniti dalle motivazioni della protesta, indetta non soltanto per denunciare l’aggravarsi dell’emergenza infortuni e in nome della sicurezza del lavoro, ma anche per continuare a portare avanti le battaglie sulla riforma del fisco, della previdenza, sulla difesa della sanità pubblica.
Due, come noto, le manifestazioni indette in regione, entrambe a Udine, dove hanno parlato i segretari regionali della Cgil Michele Piga, che ha concluso il presidio sotto la sede della Regione, e della Uil Matteo Zorn, intervenuto in via Pracchiuso, sotto la sede della Prefettura. «Dietro all’emergenza infortuni non c’è soltanto il mancato rispetto delle leggi sulla sicurezza, ma anche la precarietà del lavoro, le carenze nella prevenzione e nella vigilanza». Queste le parole di Piga, che ha chiamato in causa anche il ruolo della Regione: «È da troppo tempo – ha detto il segretario regionale della Cgil – che sulle politiche sanitarie l’assessore rifiuta il confronto con il sindacato. Confrontarsi con i lavoratori e le parti sociali è un’esigenza fondamentale di democrazia e trasparenza: un’esigenza fondamentale per la tutela della sanità pubblica, sempre più in difficoltà, ma anche per mettere in piedi un’efficace rete di vigilanza e prevenzione degli infortuni sul lavoro». Sotto accusa le carenze di organico che condizionano sia l’operato dei servizi di medicina del lavoro delle Aziende sanitarie, anche sul fronte della prevenzione, sia quello degli ispettorati del lavoro.
Coordinato da Daniela Duz, della segreteria regionale Cgil, il presidio ha visto intervenire, prima del segretario generale, delegati sindacali in rappresentanza dei principali settori del manifatturiero e del terziario: Barbara Di Paolo (Servizi Italia), Emiliano Santi (Modine), Alessandro Conte, rappresentante territoriale della sicurezza della Cgil Pordenone, Andrea Della Pietra, Rsu della Wartsila, Mary Remonato per il Sindacato dei pensionati di Udine. Al centro delle loro testimonianze i temi della sicurezza, della precarietà, del dumping contrattuale, delle politiche industriali, la pressione fiscale su salari e pensioni, la crisi del sistema sanitario e della previdenza.
Quanto alle percentuali di adesione, i primi dati forniti da Cgil e Uil regionali riguardano il manifatturiero. La mattinata di oggi, nelle ore interessate dallo sciopero, ha visto adesioni significative soprattutto nelle medie e grandi aziende. I primi dati vedono punte di adesione, tra gli operai, dell’80% alla Nidec di Monfalcone, del 60% alla Siat (Osoppo, gruppo Pittini), del 70% alla De Longhi (Moimacco) e alla Lmc (Bagnaria Arsa), del 60% alla Faber (Cividale), del 50% alla Modine (Pocenia) e alla Freud (Fagagna, Pavia di Udine, Colloredo, Martignacco).

Moretuzzo: «In Friuli-V.G. solo 48 ispettori del lavoro sui 108 previsti. Servono graduatorie regionali»

«Nel giorno dello sciopero proclamato dal Cgil e Uil a sostegno della sicurezza del lavoro dopo la tragedia di Suviana, ribadiamo l’urgenza di avviare un ragionamento sul sistema di ispezione del lavoro – afferma il capogruppo del Patto per l’Autonomia-Civica FVG Massimo Moretuzzo –. A fronte di dati drammatici degli incidenti sul lavoro, rispetto all’ultimo concorso nazionale per l’assunzione degli ispettori sul lavoro, solo il 60% dei posti messi a bando si è trasformato in una assunzione operativa. Nella nostra regione questo si traduce in una importante carenza dell’organico. Ad oggi, dei 108 ispettori del lavoro che dovrebbero vigilare sulle attività produttive del Friuli-Venezia Giulia, ne troviamo in organico solo 48. Davanti a questa situazione siamo convinti che graduatorie a carattere regionale avrebbero numerosi vantaggi».

«Per questo motivo va avviato quanto prima un dialogo con lo Stato per realizzare, sull’esempio di quanto fatto dalle Province autonome di Trento e Bolzano fin dagli anni ’80, un sistema di ispezione del lavoro in cui la Regione possa intervenire per sanare le criticità del sistema», conclude Moretuzzo, sollecitando azioni urgenti per ricevere la delega statale all’esercizio delle funzioni in materia, richiesta già formulata in occasione del dibattito sulla proposta di risoluzione sulle linee di indirizzo politico alla Commissione paritetica.

 

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