Testimonianza dal carcere di Udine
Nella Casa Circondariale di Udine abbiamo la possibilità di celebrare la Messa alla domenica e, come ho già avuto modo di scrivere in questa rubrica, si tratta di un momento davvero speciale, vissuto dai ragazzi con attenzione e dignità; non solo l’occasione di uscire dalla cella ma il godere dell’incontro con la Parola di Dio e del sacramento dell’Eucarestia.
Vi sono alcune domeniche in cui le letture, in particolare il Vangelo, sembrano scritte proprio per questo luogo così particolare. Quando possibile nell’omelia cerco il coinvolgimento di chi è presente, anche cogliendo l’occasione di aver approfondito con più calma il testo durante l’ora di “catechismo” della settimana.
Una domenica il Vangelo riportava la parabola del buon samaritano, un testo splendido, che grazie alla sua semplicità descrittiva e narrativa riesce a raggiungere anche gli animi più semplici (ricordo ancora quando facendo il catechismo, da bambino, questa parabola era tra le più immediate da assimilare). Dopo la proclamazione del Vangelo, senza ripercorrere tutto il testo, anche grazie ai foglietti, provo ad attualizzare il racconto cercando di contestualizzare i personaggi ai giorni nostri. Così il sacerdote che passa indifferente sono io, il cappellano; il levita è invece un devoto frequentatore delle nostre chiese (nessuno si offenda… ma questi personaggi ci sono); così chiedo: “Il samaritano chi potrebbe essere?”. Dopo un momento di silenzio, Vincenzo si alza e dice: “Un carcerato”. Nonostante avessi già fatto un’omelia su tale Vangelo alla vigilia della domenica, questo esempio non mi era venuto in mente per cui mi illumino, tra me e me sorrido, e ringrazio i ragazzi per la loro intuizione; così il Vangelo diventa vita nella nostra piccola e sobria celebrazione in carcere.
Questa immagine è forte, contraddittoria come la parabola che racconta Gesù. Ci costringe a riflettere e a pensare a chi sia il nostro prossimo; a considerare che c’è Gesù nel nostro prossimo. Così anche una persona detenuta può diventare un buon samaritano; anche nel carcerato possiamo vedere Gesù.
p. Lorenzo Durandetto
Cappellano Casa Circondariale di Udine