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Verso le elezioni. L’appello di un parroco di montagna: «Sindaci salvateci da una nuova glaciazione»

All’approssimarsi delle elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno, sulla Vita Cattolica del 15 maggio 2024 abbiamo iniziato ad approfondire alcuni dei temi che interpellano i nostri amministratori, zona per zona, a cominciare dalla montagna e pedemontana friulana.

Qual è il “bene comune” che un sindaco di montagna dovrebbe perseguire, ci siamo chiesti. Procurarsi fondi per il suo pezzo di pista ciclabile o per attivare qualche bonus, o ancora per riparare strane e frane? Sicuramente, ma non solo o non tanto. «Il tema fondamentale, prioritario è quello della “deglaciazione” demografica delle terre alte, che è anzitutto una questione culturale e, come tale, va affrontata», ha risposto mons. Angelo Zanello, parroco di Tolmezzo, arcidiacono della Carnia, attraverso le pagine della Vita Cattolica del 15 maggio 2024 (nel servizio pubblicato sul settimanale diocesano spazio anche alle analisi e proposte del’urbanista Maurizio Ionico, fondatore di Innovalp, e all’indicazione, comune per comune, di tutti i candidati sindaco).

Contrasto alla denatalità

«La denatalità è un problema generale – ha continuato mons. Zanello –, ma in montagna si aggrava nella dimensione del disamore. Se non si ama la vita, non si costituisce una famiglia in un luogo apparentemente di difficoltà, ma che oggettivamente è benedetto, donato dalla natura, da Dio, dalla storia. Quindi il primo compito di un amministratore è di lavorare sulla cultura». E il secondo compito? «A sentire le giovani coppie, è indispensabile un reddito garantito alle mamme per i primi anni di accudimento del figlio. Un reddito di natalità, a livello nazionale, magari accorpando benefit e bonus parziali che non hanno quasi nessuna efficacia».

Sanità e messa in sicurezza dell’ospedale

Dalla natalità alla sanità il passo è molto breve, secondo mons. Zanello. «L’assistenza sanitaria è la più grave preoccupazione che colgo quotidianamente visitando le famiglie. «I nostri amministratori e politici, vogliono o no capirlo che abbiamo, specie in montagna, persone molto anziane, spesso disperse in paesi e borghi magari isolati? Il servizio sanitario a loro sostegno non può essere redditizio, ma alzi la mano chi dice che un anziano di 90, 100 anni non ha diritto alle cure, alla salute. Lo so che qualcuno di loro lo pensa, ma abbia il coraggio anche di dirlo. Prendano esempio, costoro, dalle buone azioni che nel territorio già ci sono. Anche da parte di alcuni Comuni, quindi dei loro sindaci». È fuori discussione, a questo punto, che l’ospedale di montagna, quindi Tolmezzo, debba essere consolidato «a livello di eccellenza», mentre – afferma Zanello – sembra messo ogni volta in discussione. «Come si può promuovere la vita nelle valli in desertificazione – si chiede il sacerdote – se così spesso le autorità di competenza s’interrogano sulla sopravvivenza del punto nascita a Tolmezzo? E se non c’è un pronto soccorso adeguato, se non esiste un’ortopedia all’altezza, se la chirurgia non è anch’essa all’altezza, è inutile che lanciamo prospettive di sviluppo, incrementando la zona industriale o promuovendo ulteriormente il turismo».

Cultura, turismo, formazione

Mons. Zanello ritiene poi che la montagna non si salvi «se non tornando a dare cultura, a garantire formazione». Riprende, in questo senso, la tematica che resta attuale dei convegni diocesani sulla montagna promossi ancora nel 2000. «I nuovi sindaci – suggerisce il sacerdote – lancino una strategia per attrezzare la montagna di scuole di alta specializzazione. Si pensi solo ai cambiamenti climatici. Ma, limitandoci alle realtà industriali performanti che già abbiamo, le imprese hanno bisogno di personale specializzato, quindi va rilanciata una precisa strategia in questa prospettiva».

La stessa capacità ricettiva ha bisogno di più cultura, di maggiore professionalità: «Il turista sta già dimostrando che a vincere è non solo il contesto ambientale, il bel panorama, ma un’accoglienza che sappia coccolarlo. E che sia diffusa. Una scuola alberghiera, come tale, serve a ben poco».

Risorse, economia, costo della vita

Quanto all’economia, quindi ad uno sviluppo che sia davvero “attrattivo”, «c’è bisogno di reimpiantare il “proprium” della montagna. Abbiamo i boschi, l’acqua, un’agricoltura specifica: perché non sfruttare al meglio queste risorse? Ma nel rispetto dell’identità territoriale. Come si fa a lanciare stalle da 100 vacche in un ambiente come il nostro? Non si possono buttare soldi in progetti faraonici che non stanno in piedi». «Come – aggiunge mons. Zanello – non si possono sprecare soldi in rabberci infrastrutturali del tipo di quelli che si stanno facendo per il passo di Monte Croce, che ha invece l’urgenza di una soluzione definitiva».

È l’inizio di maggio quando invitiamo il parroco di Tolmezzo a riflettere a voce alta sui nodi della montagna. «Bene, proprio oggi, qui a Tolmezzo abbiamo il riscaldamento acceso. Ci si rende conto a quota zero che i costi della vita in montagna sono davvero più alti, più gravosi? Il Parlamento che sta affrontando la nuova legge sulla montagna o la stessa Regione vogliono, per favore, tener conto di questo gap, magari attraverso una puntuale defiscalizzazione?».

Francesco Dal Mas

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