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Cronaca

Università, iscritti in calo

Tra 2012-13 e 2017-18 l’ateneo di Trieste è calat del 10%, quello di Udine del 4,5%

“Gli iscritti complessivi alle università del Friuli Venezia Giulia sono scesi dai 33.600 dell’anno accademico 2012-13 ai 31.300 del 2017-18, facendo registrare una flessione del -7%: -10% per l’Università di Trieste e -4,5% per quella di Udine con aumento fatto invece registrare dalla Scuola internazionale superiore di Studi avanzati (Sissa). In questo periodo è conseguentemente diminuito anche il numero dei laureati, mentre si è avuto un aumento dei diplomati al conservatorio Tartini e all’Accademia di Belle arti.

Il tasso di conseguimento delle lauree ha registrato un picco nel 2016 e una successiva discesa nel 2017, attestandosi rispettivamente al 36% e al 20%. Il tempo di conseguimento è di circa 4,5 anni, mentre quello di abbandono è sceso dal 13% del 2012 all’8,9 % del 2018″.

Questi solo alcuni degli elementi statistici contenuti nella relazione sugli adempimenti in materia di diritto allo studio universitario realizzati dall’Agenzia regionale per il Diritto agli Studi superiori (Ardiss) nel triennio 2015-18, realizzata dal Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione (Clcv), presieduto da Roberto Cosolini (Pd), in ossequio alla clausola valutativa legata all’articolo 10 della legge regionale

21/2014 “Norme in materia di diritto allo studio universitario”.

Un documento illustrato dal vicepresidente del Clcv, il leghista Stefano Turchet (firmatario del testo insieme allo stesso Cosolini), e apprezzato dall’Assemblea legislativa regionale presieduta da Piero Mauro Zanin. A sua volta, era incentrato sui contenuti della Relazione triennale sull’attuazione e gli effetti della Lr 14/2014 e sulle attività dell’organismo oggi denominato Agenzia regionale per il Diritto allo studio (Ardis), incaricato di gestire per conto della Regione Fvg tutti i servizi economici (borse di studio, prestiti e contributi) e di accoglienza (alloggi, ristorazione, trasporti e mobilità internazionale) forniti agli studenti, oltre alle spese relative alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili e delle mense e alle garanzie.

“Gli immobili – riporta lo scritto del Clcv – sono stati oggetto di molti interventi di manutenzione e di fornitura arredi, mantenendo stabile il numero di posti disponibili con una diminuzione nel solo polo di Trieste. I beneficiari delle borse di studio, destinate agli studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi con un importo variabile in base all’Isee, sono stati 5mila circa negli anni accademici 2016-17 e 2017-18 e 5.500 nel biennio 2018/19 con una spesa salita da 16 a 17,8 milioni di euro. Nonostante il trend di richiesta crescente, tutte le domande idonee sono state soddisfatte, garantendo anche i contributi di natura straordinaria a sostegno di situazioni di sopravvenuto disagio”.

Turchet ha anche rimarcato il fatto che “nel corso della discussione durante i lavori del Comitato, aperta anche ai componenti della VI Commissione, è emersa una valutazione decisamente positiva dell’ampio e articolato sistema di interventi messi in campo. Andrebbero però analizzate le ragioni del calo degli iscritti alle Università per verificare se esso sia riconducibile al solo decremento demografico o anche ad ulteriori dinamiche”.

“Non c’è infatti contraddizione – ha aggiunto il relatore – tra una valutazione positiva e uno sforzo di approfondimento riguardo ulteriori interventi nel campo del diritto allo studio che tengano conto di una situazione economica e sociale soggetta a fortissimi cambiamenti”.

Tra gli spunti suggeriti, quindi, emergono l’ampliamento della platea dei soggetti idonei alla borsa di studio, rimodulando i criteri di accesso ai bandi, ma anche interventi sul trasporto pubblico per studenti (come l’estensione regionale di un biglietto unico), sulle misure di sostegno per gli studenti lavoratori (anche abbassando il reddito annuo richiesto dall’attività lavorativa, aumentando la riduzione sulle tasse e implementando la didattica multimediale) e sull’abbassamento generale della contribuzione studentesca (possibile, però, solo attraverso una scelta di politica nazionale).

Una relazione che Furio Honsell (Open Sinistra Fvg), pur chiedendo una modifica dei tempi di consegna dei periodici resoconti da parte della Giunta al Comitato, ha definito “preziosa e curata con la presenza di proposte condivisibili.

Apprezzo l’onestà intellettuale, la qualità del lavoro e i numerosi spunti che aiutano a riflettere”.

Cosolini (Pd), dal canto suo, ha espresso l’auspicio che “il triennio successivo possa essere valutato già nel corso del 2022.

Sarà importante farlo in tempi non lunghi, perché strettamente legato a cambiamenti e dati significativi. Il tema del diritto allo studio è delicato e, pur riconoscendo il ruolo importante di Ardis, chiama in causa tutti gli attori istituzionali del

sistema: Governo, Regioni e atenei”.

L’assessore regionale a Lavoro, Formazione, Istruzione, Ricerca, Università e Famiglia, Alessia Rosolen, è intervenuta in vedeoconferenza per segnalare “la delicatezza delle evoluzioni tematiche legate agli ultimi tre anni, senza dimenticare il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Nel decreto ministeriale 1.320 del dicembre 2021 prendono inoltre forma alcune riflessioni già fatte in Aula, ma che preoccupano le Regioni per l’impatto finanziario che ne deriverà. Come auspicabile – ha dettagliato – viene ampliata la platea rispetto ai riferimenti Isee ma mancheranno trattenute che attualmente rimangono al bilancio di Ardis per i servizi forniti”.

“È infatti previsto – ha proseguito l’assessore – un impatto pari a +36% (intorno ai 25 milioni di euro) di spesa prevista solo per le borse di studio, mentre scendono di 3 milioni le minori trattenute (e, quindi, le entrate) per forniture e servizi. Se aggiungiamo l’ipotesi di un aumento dei costi per l’energia, esclusa la partita delle mense e degli altri servizi, nei primi 6 mesi dell’anno otteniamo già 500mila euro di aumento per le utenze luce, acqua e gas.

“Obiettivo primario di Ardis a fronte di decreti, maggiori spese e minori entrate – ha confermato Rosolen in conclusione – è quello di continuare a garantire il 100% del diritto allo studio”.

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