Dal Vangelo secondo Giovanni Mc 6, 41-51
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Parola del Signore.
Commento al Vangelo dell’11 agosto 2024,
XIX Domenica del Tempo ordinario (anno B)
A cura di don Simone Baldo
Gesù risponde alle aspre critiche dei Giudei che pensano di sapere già tutto su di lui: lo hanno inquadrato all’interno della loro mentalità pettegola, chiusa per definizione alla novità di Dio. La risposta di Gesù percorre tre passaggi.
Il primo è: «Non mormorate tra voi». Un vizio che non conosce età o latitudini. Un cuore che mormora è un cuore piccolo, ricoperto di rovi difficili da sradicare se non con tanta penitenza e mortificazione. Una mente che mormora è una mente piena di sé, chiusa al dialogo, refrattaria al confronto, inadatta all’evangelizzazione. Una lingua che mormora è una lingua peccatrice, incapace di cantare la bontà di Dio e le qualità del fratello.
Il secondo passaggio è: «Tutti saranno istruiti da Dio». Non vuol
dire che la fede è una realtà privata dove ognuno se la vede con Dio, ma che Dio raggiunge tutti personalmente con la sua grazia che viene dispensata e amministrata dalla sua Santa Chiesa attraverso i Sacramenti. Così, nella grande comunità dei figli di Dio, ognuno può rivolgersi a lui chiamandolo Padre, quale è veramente per ciascuno.
Infine, il terzo passaggio è: «Questo è il pane che discende dal cielo perché chi ne mangia non muoia». Quale grande speranza ci viene da queste parole di Gesù! Pensiamo ai nostri cari defunti e ricordiamo quante volte si sono nutriti dell’Eucaristia accostandosi alla Santa Comunione. In quei frangenti, mentre il mondo andava avanti per le sue strade, un germoglio di vita eterna nasceva nella loro anima. Mentre loro riposano nei cimiteri, quel germoglio continua ad essere alimentato attraverso le nostre preghiere.
Nell’ultimo giorno, il Signore farà sì che quel germoglio si trasformi in un corpo glorioso con il quale abiteremo il Paradiso per sempre.
Davvero capiamo quante piccole siano le nostre mormorazioni di fronte ad un amore così grande e vero come quello che Dio ha per ciascuno di noi. Nutriamoci dei Sacramenti perché il germoglio della vita eterna che Gesù ha piantato in noi possa portare frutti da gustare per sempre.
don Simone Baldo