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Mercalli: “Il surriscaldamento si può fermare”

Friuli nella morsa della canicola, già a giugno. È successo anche quest’anno: i 30 giorni del mese appena trascorso hanno fatto registrare la media di 24,4 gradi, la terza più alta dagli anni ‘90 (vedi sotto). Un fenomeno sempre più frequente che è frutto del cambiamento climatico e che ci dice che la decarbonizzazione nella produzione delle fonti energetiche non è rinviabile. Ad affermarlo è il climatologo Luca Mercalli, che nel suo ultimo libro “Breve storia del clima in Italia” (Einaudi), dati alla mano, evidenzia come il surriscaldamento globale sia una realtà e come esso dipenda dall’uomo.

Professor Mercalli, come mai la canicola di giugno sta diventando una costante?

«Il motivo sono gli anticicloni caldi del Nord Africa, quindi l’aria che arriva dal deserto del Sahara e che, a partire dal 2003, anno tutt’ora record, ha cominciato a invadere con maggiore frequenza il Mediterraneo e anche le regioni settentrionali italiane. Tutto ciò è il diretto effetto del riscaldamento globale. Le ondate di calore non sono una prerogativa soltanto nostra, ma ci sono negli Stati Uniti, in Asia, perfino nelle zone polari, anche in Siberia: fanno meno notizia perché quelli sono luoghi poco abitati e lontani da noi, ma ci sono pure là. Sappiamo che il 2024 è stato l’anno più caldo da quando si fanno le misure ed anche il 2025 per questi primi sei mesi si avvia a essere tra gli anni più caldi».

Eppure, c’è chi continua a sostenere che il caldo c’è sempre stato…

«Purtroppo ci sono giganteschi interessi economici dietro la transizione energetica ed ecologica, quindi ci sono delle forze che ogni giorno tentano di rallentare, di ostacolare queste nuove politiche di sostenibilità ambientale. E purtroppo la gente ci crede perché è più facile essere d’accordo con chi sostiene che va tutto bene piuttosto che con il medico che ti dice che devi metterti a dieta per evitare di ammalarti. Il “medico” del clima ormai da 30 anni dice che dobbiamo fare una dieta, ma il paziente non ci vuole credere e continua a mangiare smodatamente».

L’intervista completa al prof. Luca Mercalli sulla Vita Cattolica del 2 luglio, a cura di Stefano Damiani.

 

I dati in Friuli: terzo giugno più caldo di sempre

Il mese di giugno appena trascorso in Friuli ha fatto registrare una temperatura media di 24,4 gradi. «Si tratta del terzo valore più alto a partire dagli anni ‘90, dietro l’imbattuto 2003 (25,4°) e il 2019 (24,8°)». A specificarlo è Andrea Cicogna, climatologo dell’Osservatorio meteorologico regionale dell’Arpa FVG. «Siamo 4 gradi sopra la media dagli anni ‘90 ad oggi – prosegue Cicogna –. Stiamo assistendo ad un cambiamento climatico che vede i mesi di giugno via via sempre più caldi e meno piovosi».

Un fenomeno, il caldo, sempre più frequente. Se infatti fino al 2018 il superamento dei 23 gradi in giugno si è verificato solo due volte, ovvero nel 2003 e nel 2017, successivamente ciò è accaduto nel 2019, 2021, 2022 e, ora, nel 2025.

Quanto alla piovosità, se mediamente dal 1991 ad oggi a Udine si sono registrati in giugno 8 giorni di pioggia, quest’anno ce ne sono stati solo 4

Altro dato indice del cambiamento climatico è il numero di giorni di giugno in cui si sono superati i 30 gradi. «Il 2003 è stato l’anno in cui in maniera repentina si è passati da una media di 10 giornate a 23, dato che si è ripetuto anche nel 2019 e nel 2022. Nel 2025 ci siamo fermati a 17». A guardare i numeri, il caldo è stato meno asfissiante di notte: nel mese appena trascorso le temperature non sono scese sotto i 20 gradi “solo” 4 volte rispetto alle 8 del 2025, alle 10 del 2019 e alle 11 del 2003.

La morsa del caldo non dà tregua neppure in montagna. Domenica 29 giugno sul Lussari alle ore 12 c’erano 20 gradi. Lo zero termico, registrato con un pallone sonda dall’Osmer a Codroipo, si è  posizionato invece a 5.363 metri di altezza, dato estremamente alto, anche se il record va al 27 giugno 2019 con 5.972 metri, spiegano all’Osmer.

Al gran caldo fanno riscontro anche le piogge intense. Da un’indagine di Meteo.it, pubblicata sul Corriere della Sera, risulta che tra il 1975 e il 2024, la provincia di Udine è quella che in Italia ha fatto registrare la variazione più alta dell’intensità di precipitazioni in millimetri di pioggia al giorno (6,7). Una tendenza che anche in questo mese di giugno non è mancata. Nella notte tra giovedì 26 e venerdì 27 forti piogge e grandinate si sono abbattute su Medio e Bassa friulana, causando danni alle produzioni agricole e cadute di rami e alberi in varie località tra cui Mortegliano, Santa Maria la Longa, Talmassons, Castions di Strada, Bicinicco, Lestizza e Trivignano  Una tendenza, questa, che riguarda tutto il nord Italia. Basti pensare ai forti temporali che tra domenica 29 e lunedì 30 giugno hanno interessato la Valle d’Aosta, causando numerose frane, come quella che ha interrotto la strada per Cogne. Un problema, le frane in montagna, che rappresenta un rischio alto anche in Friuli.

S.D.

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