C’erano tanti ragazzi in difficoltà nella Torino di metà ‘800, quando la rivoluzione industriale stava arrivando e molti giovanissimi erano abbandonati a loro stessi. San Giovanni Bosco nasce proprio nelle periferie della campagna torinese. È incontrando i ragazzi nel carcere della Generala, nell’estate 1841, che dice: «Se questi ragazzi avessero avuto un amico fuori di qui, forse non sarebbero finiti così». Don Bosco si innamora così di un sogno che segue fino a renderlo contagioso. Quel sogno, che ha portato l’opera salesiana in oltre 180 paesi nel mondo e i Salesiani presenti in tante realtà educative, di prevenzione e di carità, anche da noi in Friuli, vive ancora. Ne dà testimonianza suor Jessica Soardo (nella foto sopra, con alcuni ragazzi), nell’imminenza della ricorrenza di San Giovanni Bosco, che si celebra venerdì 31 gennaio. Suor Jessica fa parte della comunità delle suore Figlie di Maria Ausiliatrice che a Pavia di Udine, assieme all’associazione Il Ponte, si occupano di doposcuola, oratorio e catechismo, seguendo una settantina di giovani, ma anche tanti ragazzi e bambini. In quella stessa realtà, 16 anni fa, Jessica approdò facendo il servizio civile in oratorio, quando si stava interrogando sulla sua vita. «Aiutavo i ragazzini nei compiti, ma tornando a casa continuavo a pensare a loro. Una suora mi diede un libro sulla vita di Don Bosco e leggendolo pensai che in questo forse gli assomigliavo. Che don Bosco avrebbe potuto dirmi qualcosa».
Incontrando i Salesiani Jessica vide «dei preti che giocavano a calcio con i ragazzi e poi con serietà e nobiltà celebravano la messa. Uomini di Dio che facevano sintesi nella vita concreta della loro amicizia con Gesù. Fu questo ciò che di più forte mi trasmisero – ricorda –: che Gesù non era soltanto quello di duemila anni fa, ma qualcuno che c’entrava con la loro vita». Ecco la ragione del fascino ancora attuale di Don Bosco, capace di promuovere lo sbocciare di non poche vocazioni nella sua famiglia.
«Don Bosco era un adulto solido, contento di quello che era e questo era contagioso – spiega la religiosa –. I ragazzi attorno a lui capivano che quello che Don Bosco diceva a parole aveva qualcosa di credibile perché lo vedevano incarnato nella sua vita». Inoltre «egli raggiungeva i ragazzi di strada lì dove si trovavano, ragazzi che avevano fame di pane, prima di tutto, ma per poi far loro scoprire un altro tipo di fame: la fame del senso della vita. E la consapevolezza che la cosa più preziosa che abbiamo è l’amicizia con il Signore. Per questo Don Bosco è ancora oggi un esempio, ispiratore per noi di una concretezza nel raggiungere i ragazzi e nel contempo, di una capacità di aiutarli a trovare un orizzonte alto per la loro vita».
Di cosa hanno più bisogno oggi i giovani? Suor Jessica non ha dubbi: «Di adulti credibili, contenti di quello che sono e capaci di mettersi accanto a loro e accompagnarli senza giudicarli, senza buonismi. Perché l’amore che il Vangelo ci insegna è esigente, ma non bacchettone». I ragazzi, oggi come ai tempi di Don Bosco, hanno bisogno «di uno sguardo buono che si concretizza in persone che sanno stare accanto, accompagnare, indicare un orizzonte verso il quale puntare non da soli, ma insieme – conclude suor Jessica –; verso il quale non si dice: “Vai”. Né: “Vieni, ti trascino”. Ma: “Andiamo, facciamo il cammino insieme, con il tuo passo”».
Festa a Udine, Pavia di Udine, Tolmezzo, Manzano, Porpetto
Al Bearzi di Udine la “novena” per don Bosco si è aperta già mercoledì 22 gennaio e mercoledì 29 si è tenuta la “Don Bosco cup”, partita di calcio tra ragazzi e giovani della comunità per minori stranieri non accompagnati. Domenica 31 la S. Messa presieduta dall’arcivescovo mons. Riccardo Lamba, alle 18.30 e alle 20.45 l’incontro “La bellezza della corporeità”. Domenica 2 il pranzo comunitario dopo le Messe e in palestra, “Mattoncino pazzo”.
A Pavia di Udine un’intera settimana di festeggiamenti e “catechismo speciale” sul tema “Buona speranza” culminerà il 31 nella messa in onore di Don Bosco per tutta la comunità, a Risano (18.30), e una serata di festa con adolescenti e giovani.
Festa il 31 anche a Tolmezzo con riflessione, grandi giochi, merenda per tutti e santa messa ore 11 in duomo.
Nella Collaborazione pastorale di Manzano è in programma una “due giorni” per celebrare San Giovanni Bosco, patrono dell’oratorio. Si inizierà venerdì 31 gennaio alle 8.30 con la Santa Messa solenne in oratorio. In serata, alle 19, sempre in oratorio, nella sala dell’oasi, si terrà invece un momento di comunità dedicato in particolare ai gruppi di catechismo di elementari, medie e superiori, animatori e collaboratori pastorali. La serata si articolerà in preghiera, fiaccolata, benedizione, premiazione dei presepi per concludersi poi – aperta a tutti – con la tombolissima di solidarietà. Sabato 1° febbraio l’appuntamento in oratorio è alle 16 con uno spettacolo di magia con il prestigiatore «Gasp».
Festa sabato 1 febbraio anche in oratorio a Porpetto, dalle 15.30, con un pomeriggio di gioco, divertimento, canti e merenda insieme al gruppo animatori per i ragazzi dalla prima elementare alla seconda media
Valentina Zanella