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Ripartire dal cuore

Pubblicato su “la Vita Cattolica” nr. 28/2023

Il progetto diocesano delle Collaborazioni Pastorali è giunto ad una buona fase di maturazione. In questi anni, dopo un percorso inziale di studio e di avvio, sono stati attivati gli organismi di partecipazione con i rispettivi responsabili. Ma sappiamo che l’Arcidiocesi è ampia e le situazioni sono molto diversificate, quindi non tutte le Collaborazioni hanno completato questa operazione. Per alcune si rende necessario più tempo, per altre un accompagnamento più mirato. Questo è fisiologico ma chiede attenzione: vigilare affinché il cammino venga mantenuto unitario, ancorato al desiderio di raggiungere una meta condivisa, anche se in tempi e modalità diversi. Quindi le proposte pastorali dovranno rivolgersi sempre a tutte le parrocchie ed essere realizzabili il più universalmente possibile.

In questi mesi gli Uffici Diocesani si sono riuniti per tracciare i passi futuri del nuovo anno pastorale e hanno cominciato a considerare i numerosi temi cruciali, raccolti negli incontri e confronti durante l’anno. È emerso subito che per le nostre comunità è impossibile affrontare tutto contemporaneamente e che di fronte alle tante esigenze il rischio incombente è la frustrazione. È quindi iniziato un percorso salutare di discernimento. Quando il da farsi è sproporzionato alle forze a disposizione bisogna puntare all’essenziale, al cuore del bene più grande che merita di essere custodito e fatto crescere. Così è nata la comprensione che molte sono le urgenze nelle nostre comunità ma che troppo spesso si dedicano ad esse tutte le energie, tralasciando spesso ciò che in realtà è più importante. Ecco la necessità di mettere in sicurezza il cuore della pastorale di ogni comunità, piccola o grande non importa, tolto il quale tutto l’organismo ecclesiale è condannato a morire. È apparso evidente che il centro di ogni azione pastorale è la trasmissione della fede che avviene attraverso il processo di Iniziazione Cristiana.

Qualcuno potrebbe obiettare che questo le nostre parrocchie lo stanno già compiendo. Ed è vero. Ma c’è un dato di fatto: la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione Cristiana, pur ancora numericamente rilevante, nella maggior parte dei casi non conduce ad una reale iniziazione alla vita di fede e di appartenenza alla Chiesa. Questo non dipende dall’impegno e dalla passione dei presbiteri e degli operatori pastorali, quello che è cambiato è il contesto culturale e sociale del Friuli contemporaneo che in questi ultimi decenni appare fortemente trasformato.

Anche in Friuli infatti sta avvenendo quello che il papa definisce uno strutturale cambiamento d’e-poca (EG, 52) che chiede di dare vita a un ripensamento dell’intero impianto pastorale.

La struttura della società, la cultura con i suoi simboli maturati nei secoli, il consenso diffuso per i valori cristiani, l’appartenenza attiva ad una comunità, la comprensione della fede … sono cambiati e ci interpellano, a volte anche drammaticamente. Rivelano che l’Iniziazione Cristiana deve essere sempre di più collocata sulla frontiera del primo annuncio e quindi ripensata strutturalmente in chiave missionaria. Ciò che un tempo accadeva per la pressione di un consenso sociale oggi chiede di es-sere collocato in un percorso autonomo, consapevole e personale.

Non sempre, però, il nuovo interpella. Di fronte a questi scenari inediti c’è da registrare una tendenza alla riproposizione di repertori pastorali tradizionali, efficaci nel passato ma inadeguati nel presente. Infatti i risultati sperati ormai non avvengono: si battezza ancora, si celebrano Messe di Prima Comunione, un certo numero arriva anche alla Cresima ma pochi, e sempre di meno, giungono ad una fede matura e ad una reale appartenenza ecclesiale.

Ed eccoci alla proposta. La nostra Arcidiocesi invita le Collaborazioni Pastorali a concentrarsi sul cuore della loro missione, a leggere in modo approfondito la situazione socio-religiosa del proprio territorio, a verificare l’efficacia dei progetti pastorali in atto, a condividere le buone prassi e a dare vita a laboratori pastorali permanenti che permettano di sostenere un cammino lungo, faticoso ma, ne siamo convinti, entusiasmante.

Gesù ha detto: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 19-20).

È necessario quindi non solo battezzare ma anche ammaestrare. E per fare questo è essenziale prima di tutto andare, ovvero far sì che la Chiesa si sposti nella direzione dei destinatari, recuperando la sua attitudine alla transumanza, al movimento, nel desiderio di incontrare tutte le nazioni. Queste sono il simbolo dell’umanità plurale che il Risorto ha raccomandato ai discepoli perché fosse fatta destinataria del loro annuncio e della loro missione.

La proposta pastorale che l’Arcivescovo presenterà ai primi vespri dei Santi Patroni impegnerà il cammino pastorale dei prossimi anni, vuole riconsegnare alla Chiesa diocesana questo mandato missionario essenziale e risvegliare in ciascuno dei suoi battezzati questa antica, evangelica, passione.

mons. Ivan Bettuzzi

Delegato Episcopale per la Pastorale

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