Bastoni, mazze, coltelli da cucina, lame di vaia natura ed in generale numerosi strumenti atti ad offendere sono stati rinvenuti durante i controlli dei locali e delle stanze in uso ai minori stranieri ospiti della Casa dell’Immacolata di via Chisimaio e della Hannah House di Piazzale Cella a Udine.
Alla Casa dell’Immacolata di via Chisimaio, oltre ai locali nei quali sono state rinvenute tutte le armi improprie citate, sono stati controllati tutti i 65 minori stranieri presenti sul totale di 71 (gli assenti erano giustificati da presenze scolastiche o lavorative). Il dato non era scontato visto che in occasione dell’ultimo controllo serale effettuato la settimana scorsa ben 4 di loro non erano presenti all’orario di rientro senza motivo, 3 dei quali si sono presentati ancora presente il dispositivo di Polizia ma in tarda serata, molto oltre l’orario di rientro consentito.
Alla Hannah House di piazzale Cella, oltre ai locali nei quali sono state rinvenute tutte le armi improprie citate, sono stati controllati tutti i 34 minori stranieri presenti sul totale di 47 (anche in questo caso gli assenti erano giustificati da presenze scolastiche o lavorative).
Questo il bilancio dei controlli effettuati nelle prime ore della mattinata di oggi da personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, con il supporto dell’unità cinofila della Polizia Locale di Udine e con la presenza di personale antisommossa della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, sotto la direzione del Commissario Coppola Dirigente del Servizio di Ordine e Sicurezza pubblica che ha fatto accesso presso la Casa dell’Immacolata e presso la Hannah House proprio per controllare il rispetto delle norme che regolano la presenza dei MSNA presso le strutture di affidamento.
«I controlli di oggi – si legge in una nota della Questura di Udine – nonostante le regolare ripetizione degli stessi, sono stati decisi dal Questore di Udine a seguito dei numerosi episodi che hanno visto alcuni di questi minori stranieri non accompagnati rendersi autori di gravi reati. Questo genere di controlli è condiviso ed è concordato con i Responsabili delle strutture di accoglienza in quanto i comportamenti di una minoranza violenta impediscono il regolare svolgimento dei servizi che gli educatori devono assicurare. Il rifiuto, violento e oppositivo alle regole minimali di civile convivenza è arrivato al punto tale da mettere in pericolo la sicurezza fisica degli educatori e al punto di impedire ai minori che si comportano bene e rispettano le regole di beneficiare dell’assistenza cui hanno diritto. Ulteriore ed ancor più grave conseguenza negativa che deriva dai comportamenti violenti e ribelli è l’effetto emulativo e di trascinamento nei confronti degli altri ospiti delle strutture che per età e condizioni generali, si trovano in condizione di fragilità. Il rinvenimento di una corposa collezione di armi improprie e armi bianche – conclude la Questura – è la conferma del fatto che i rischi per gli ospiti minori e per tutta la collettività friulana sono concreti».
Gasparin: «Urge una riforma»
Nei giorni scorsi, l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Udine, Stefano Gasparin, era intervenuto sul problema chiedendo al Governo una riforma della normativa nazionale per l’accoglienza dei Minori tranieri non accompagnati. «Minori con problematiche così gravi non dovrebbero essere collocati in strutture standard, bensì in comunità specializzate, una tipologia di accoglienza che oggi non è prevista dalla legge», aveva affermato Gasparin. Di qui l’appello «sia al consiglio regionale che all’esecutivo nazionale: è necessario mettere da parte le divisioni e lavorare insieme per risolvere le criticità. A Udine abbiamo dimostrato che la collaborazione è possibile: il rapporto costante con Prefettura, Questura e cooperative ha permesso di creare un sistema solido di gestione. Grazie a questo impegno congiunto, la quasi totalità dei minori stranieri in carico al Comune di Udine rispetta le regole delle comunità, gli orari di coprifuoco e partecipa a percorsi di integrazione, dallo studio della lingua italiana alla formazione professionale. Tuttavia, i fatti dimostrano che basta un singolo soggetto con comportamenti violenti per mettere a rischio la sicurezza dei cittadini e delle stesse strutture di accoglienza, che al momento non dispongono di strumenti adeguati per intervenire. Serve un cambio di passo, che però non può venire dai Comuni – che non hanno potere legislativo – ma solo da chi ha la responsabilità di aggiornare le normative. Non si tratta di una battaglia politica, ma di una necessità concreta. Discutere solo dell’impiego delle forze di polizia o delle risorse economiche destinate al sistema di accoglienza non risolverà il problema, se non si interviene sulle rigidità normative che limitano le possibilità di azione».