Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,13-25)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
Parola del Signore.
Commento al Vangelo del 3 marzo, III Domenica di Quaresima
A cura di don Marcin Gazzetta
![](https://www.lavitacattolica.it/wp-content/uploads/2024/02/don-Marcin-Gazzetta.jpg)
La terza domenica di Quaresima ci presenta l’episodio della cacciata dei mercanti nel tempio. Esso si sarà sicuramente impresso prepotentemente nella memoria dei discepoli, tanto da essere riportato da tutti i Vangeli. Rispetto ad una certa immagine buonista di Gesù, ciò che sorprende è che in lui si esprimono e si alternano atteggiamenti diversi, che trovano luce reciprocamente: la tenerezza verso i piccoli, i peccatori e i poveri e la parola decisa e forte di chi vuole svegliare la coscienza dal torpore dell’abitudine o del “si è sempre fatto così”. Ciò che Gesù farà e dirà nel luogo più sacro di Israele è di fondamentale importanza perché parla del rapporto autentico con Dio stesso. Nel tempio egli trova i venditori di animali secondo l’uso e le prescrizioni del tempo, tuttavia pecore, buoi e mercanti sono cacciati fuori, tutti insieme e in modo molto deciso: “Non fate della casa del Padre mio un mercato!” Questa parola di Gesù raggiunge noi secondo un duplice movimento: non fate mercato della persona e di Dio! Non comprate e non vendete la vita, nessuna vita: non usate gli altri per voi stessi, non comprate una relazione, non sfruttate per un vostro beneficio. Se togliete libertà, se lasciate morire speranze, dissacrate e profanate il più vero tabernacolo di Dio che è la persona. Ma Gesù va oltre: non fate mercato della fede, non contrattate il vostro rapporto con Dio.
Tutti, in fondo, abbiamo dentro di noi un tavolino di cambiamonete con Dio: io ti do preghiere, sacrifici e offerte, tu in cambio mi assicuri salute e benessere, per me e per i miei. Fede da mercato in cui io compro Dio? Ma l’amore, se è vero, non si compra, non si mendica, non si finge: semplicemente si riceve. Dio ha cuore di madre: una madre non la puoi comprare, non la devi pagare. Dio ha parola di padre: un padre non si deve placare con offerte o sacrifici, ci si nutre di ogni suo gesto e parola come forza di vita. Probabilmente pochi minuti dopo, i mercanti di colombe avevano già rimesso in fila le loro gabbie, i cambiamonete avevano recuperato anche l’ultimo spicciolo. Il gesto di Gesù sembra non avere conseguenze immediate, ma è sguardo che va oltre, è un messaggio che definisce cos’è il vero amore e qual è il vero significato dell’autenticità del rapporto con Dio. Chi vuole pagare l’amore va contro la sua stessa natura e lo tratta da prostituta. Quando i profeti parlavano di prostituzione nel tempio, intendevano questo tipo di culto, tanto devoto quanto offensivo se il fedele vuole gestire Dio: io ti do preghiere e sacrifici, tu mi dai sicurezza e salute. Però la parola è chiara: l’amore non si compra, non si mendica, non si impone, non si finge, innanzitutto si riconosce e si accoglie per fede. Se Gesù entrasse oggi nel tempio della mia vita, del mio cuore e della mia casa, cosa rovescerebbe? Cosa mi chiederebbe di eliminare per andare all’autenticità dei rapporti? E io, ascoltando questa Parola, tornerei a rimettere i banchetti al loro posto per andare avanti? La Quaresima in fondo è questo: lasciarci provocare e deciderci se ricevere l’amore o contrattare l’amore. Ecco in fonda cos’è la conversione a cui siamo chiamati in questo tempo.
don Marcin Gazzetta