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Cronaca

Udine, in centro 74 imprese in meno in 10 anni

Calano tabacchini, edicole e librerie, aumentano farmacie, alberghi e bar. La fotografia dell’indagine Ufficio Studi Confcommercio su dati Si.Camera. Da Pozzo: idee, cultura, arte e bellezza possono essere un volano. La “riscoperta della prossimità” può generare modelli di acquisto.

Cala, nel suo complesso, la presenza del commercio al dettaglio. Sia dentro che fuori il centro storico. Aumenta invece la diffusione di alberghi, bar e ristoranti. La fotografia su Udine, che riguarda il periodo 2008-2018, è scattata dall’Osservatorio Confcommercio sulla demografia delle imprese nelle città italiane, Osservatorio che ha la finalità di monitorare nel tempo l’andamento degli esercizi commerciali e di altre attività per cogliere i cambiamenti della rete comunale di servizi al consumatore e, conseguentemente, anche per neutralizzare eventuali patologie.

L’indagine

Con il contributo di Si.Camera (Agenzia delle Camere di commercio) è stata fatta un’analisi di 120 comuni, di cui 110 capoluoghi di provincia e 10 comuni non capoluoghi più popolosi (escluse le città di Milano, Napoli e Roma in cui, trattandosi di realtà multicentriche, non è possibile la distinzione tra centro storico e non centro storico). Nel dettaglio i numeri riguardano 13 categorie merceologiche (tra cui alimentari, rivendite tabacchi, farmacie, carburanti, computer, telefonia, libri, giocattoli, tessili, abbigliamento, ferramenta, mobili, commercio ambulante), alberghi e attività di ristorazione.

Il calo del commercio

Nel decennio, Udine vede calare in centro storico il commercio al dettaglio del 12% (74 in meno, da 608 a 534 esercizi), mentre meno pesante è la riduzione nell’area non centrale (da 393 a 382, -2,7%). In centro ci sono in particolare meno tabacchini, negozi di libri, giornali, registrazioni musicali e video, articoli sportivi, giocattoli e articoli per la casa, mentre crescono i distributori di carburante, gli esercizi specializzati di apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni, le farmacie.

Ambulanti, alberghi, bar e ristoranti

Per quel che riguarda il commercio al dettaglio ambulante si passa da 31 a 24 imprese in centro e da 60 a 39 all’esterno. Trend in controtendenza, invece, per gli alberghi (da 19 a 23 in centro, addirittura raddoppiati, da 12 a 24, fuori dal centro storico) e per bar e ristoranti (da 338 a 356 in centro).

Il commento

«Il crescente fenomeno dei negozi sfitti nelle città, ancor più evidente nei centri storici – osserva il presidente di Confcommercio provinciale Giovanni Da Pozzo –, è dovuto a cause diverse quali, tra l’altro, la modifica del comportamento di acquisto, la mancata corrispondenza tra l’offerta commerciale e la domanda del consumatore, problemi di vivibilità, accessibilità e declino urbano».

Come contrastare tale tendenza? «Servono, anche a Udine, politiche di rigenerazione urbana innovative in grado di promuovere valori comuni, in ambito sociale, culturale ed economico – prosegue Da Pozzo –. Il terziario, da parte sua, deve entrare in un percorso di innovazione in grado di rafforzare i settori del commercio e del turismo in un contesto urbano sempre più caratterizzato dall’economia dei servizi. Ciò consentirebbe di trasformare le città in luoghi di ideazione di nuovi prodotti e servizi e non solo di consumo. Ad esempio, cultura e turismo (non a caso crescono alberghi e pubblici esercizi), se abbinati a creatività, design e innovazione, possono generare nuove filiere produttive in grado di creare valori non solo economici ma anche occupazionali. Idee, cultura, arte e bellezza sono un grande volano per la rinascita di luoghi antichi e, a partire dalla “riscoperta della prossimità”, possono generarsi nuovi modelli di acquisto legati alla valorizzazione dei prodotti locali e all’attenzione alla storia dei luoghi e alle tradizioni».

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