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Politica

Uti, l’ultimatum di tutti i Comuni alla Regione

Tra Regione e Comuni siamo allo scontro finale: i comuni ribelli sono disposti a ritirare i ricorsi al Tar se verranno accolte le richieste dell’Anci regionale

I comuni “ribelli” contro la riforma Panontin che introduce le Uti (Unioni territoriali intercomunali) si dichiarano disponibili a ritirare i ricorsi al Tar se la Regione accoglierà le modifiche alla Legge 26 proposte da Anci Friuli-Venezia Giulia e contenute nel documento di sintesi inviato oggi all’assessore Paolo Panontin. È un fronte comune, coeso e condiviso quello di Anci regionale – quindi di tutti i comuni, ribelli e non – che ha riunito comitato esecutivo e direttivo ieri pomeriggio a Farra d’Isonzo in seguito al tavolo politico del 29 marzo convocato dall’assessore Panontin durante il quale ha dichiarato un’apertura alla revisione della Legge 26. “La posizione di Anci sulle unioni territoriali è chiara e netta – commenta il presidente Mario Pezzetta () – con questo documento di sintesi proponiamo modifiche ragionate e costruttive, frutto di mesi di analisi e della conoscenza dei territori. La linea è quella dell’adeguatezza degli ambiti territoriali e della libertà di scelta degli amministratori che, sulle funzioni non strategiche potranno decidere responsabilmente sulla base di standard concertati se essere autonomi o di erogare i servizi comunali in forma associata. L’obiettivo è solo uno: la garanzia della qualità, della sostenibilità e dell’efficienza dei servizi ai cittadini e alle imprese”.

Il documento di sintesi di Anci Friuli-Venezia Giulia è favorevole ad un’impostazione che preveda in capo alle Uti funzioni strategiche obbligatorie quali: la programmazione e la pianificazione sovra comunale, i servizi di ambito socio assistenziale, la progettazione europea, nonché funzioni di “service” quali il sistema informativo, il catasto, il Suap e la gestione del personale. Ritiene inoltre che altre funzioni debbano essere svolte nel rispetto del principio di adeguatezza e quindi declinate o per singolo comune o per ambito e che l’adeguatezza stessa vada individuata attraverso criteri oggettivi e concertati e, sulla base di quanto avviene in altre realtà di autonomia avanzata, utilizzando parametri di efficienza e di efficacia nonché di sostenibilità dei servizi. Adottando tale metodo, Anci regionale ritiene che vada superato lo strumento della penalizzazione che, oltre ad essere lesivo dell’autonomia comunale e in contrasto con il principio di equi ordinazione, appare inutile a fronte dell’assunzione di responsabilità degli amministratori comunali rispetto ad obiettivi concertati.

Relativamente alla tempistica di applicazione delle norme di riordino, Anci ritiene necessario tenere conto delle oggettive condizioni organizzative di singoli comuni, delle Uti e degli ambiti di aggregazione.  Ad oggi invece la Legge 26 prevede un pesante sistema sanzionatorio: il comune che non aderisce alle unioni territoriali subisce una penalizzazione del 7,5% sui trasferimenti del fondo perequativo per il primo anno, 30% nel secondo, 40% nel terzo. Situazione insostenibile che rende altresì impossibile l’approvazione dei bilanci per le amministrazioni sanzionate. I sindaci di Sacile, Spilimbergo e Tarvisio – Roberto Ceraolo, Renzo Francesconi e Renato Carlantoni – hanno dichiarato la propria intenzione a ritirare i ricorsi al Tar se la regione rinuncia alla strada delle sanzioni e recepisce le modifiche richieste da Anci Friuli-Venezia Giulia. Sono intervenuti Roberto Trevisan, Renato Carlantoni, Renzo Francesconi, Roberto Ceraolo, Pino Napoli, Lavinia Clarotto, Silvia Caruso, Markus Maurmair.  

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