Celebrata la 45ª Fieste de Patrie (
La 45ª edizione della Fieste de Patrie dal Friûl si è tenuta nel Friuli Occidentale, nel comune di Vito d’Asio. Organizzata dal Comune, con il sostegno della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia e dell’ARLeF, in collaborazione con l’Istitût Ladin Furlan “Pre Checo Placerean”, la manifestazione è stata anche l’occasione per un importante annuncio: dopo San Michele al Tagliamento, Teglio Veneto, e Cinto Caomaggiore anche altri tre Comuni del Veneto – Portogruaro, Gruaro e Fossalta di Portogruaro – hanno fatto richiesta per essere ricompresi ufficialmente fra i Comuni dell’ambito friulanofono tutelati dalla legge 482 del 1999 sulla tutela delle minoranze linguistiche storiche. La comunicazione è stata fatta, a sorpresa, da Gianluca Falcomer, sindaco di Cinto Caomaggiore.
La giornata è cominciata con l’esposizione della bandiera del Friuli sul monumento ai Caduti di Vito d’Asio, un momento solenne che è stato accompagnato dal coro di Forni Avoltri. A seguire, nella Chiesa parrocchiale di Vito si è svolta la Santa Messa in marilenghe, con letture e preghiere anche in sloveno e tedesco, a conclusione della quale si è tenuta l’esibizione dell’orchestra giovanile Santa Margherita di Anduins.
Alle 12, al centro polifunzionale di Casiacco – luogo di ritrovo dei cicloturisti della Fiab regionale partiti da Codroipo – ha poi preso il via la cerimonia civile, aperta dalla lettura della Bolla dell’Imperatore Enrico IV, al termine della quale, Pietro Fontanini sindaco del Comune di Udine, che ha ospitato la passata edizione della Fieste, ha consegnato la bandiera del Friuli al primo cittadino di Vito d’Asio, , il quale, nel suo intervento, ringraziando tutti i presenti e le autorità, non ha nascosto la fierezza per aver ospitato la manifestazione: «Quando l’ARLeF ha proposto a questa Amministrazione di organizzare la Fieste, siamo stati molto orgogliosi di poter celebrare la friulanità, con tutti voi, nella nostra Valle. Noi furlans ‘di ca da la aga’ portiamo una ferita fin dal 1968, quando ci hanno “divisi”. Una scelta che ha lasciato l’amara sensazione che il Friuli si fermasse sulla sponda sinistra del Tagliamento. Il popolo friulano è forte nei valori anche se debole nei numeri, e oggi come non mai, non possiamo permetterci divisioni. In una società fortemente globalizzata, che spesso tende ad appiattire e uniformare i valori verso il basso, cancellando le peculiarità e le aspirazioni dei popoli, dobbiamo essere un riferimento saldo nel salvaguardare e trasmettere quegli antichi valori adattandoli a una società altamente tecnologica e informatizzata, per dare ai nostri giovani le giuste risposte che si attendono. Per questo sono convinto che il compito della nostra generazione, il nostro lascito per il futuro, sia la responsabilità di trasmettere i valori e i princìpi della nostra friulanità alle nuove generazioni, come i nostri padri hanno fatto con noi. È nelle nostre radici che possiamo trovare lo spirito e la credibilità che ci permetteranno di tracciare la strada verso il futuro».
Dell’importanza di tutelare la friulanità e i friulani ha parlato anche il presidente dell’ARLeF, : «Siamo qui oggi per celebrare la Patria, il Friuli, a 945 anni dalla sua istituzione: quale occasione, dunque, è più adatta di questa per porre l’accento sulla tutela delle lingue locali ma anche delle identità. Il fatto di dare a questi ambiti i giusti riconoscimenti, come una rappresentanza che ne promuova efficacemente la tutela dei diritti e le azioni concrete per poterli attuare, risulta quanto mai un tema di dibattimento corrente soprattutto in ambito europeo. La lingua è fatta per conoscere e per dialogare con il nostro interlocutore, ed è per tanto lo strumento privilegiato per ogni risoluzione: investire nel confronto dialettico significa investire sulla collaborazione e sulla pace. Nella nostra regione, che rappresenta un vero unicum europeo poiché vi convivono quotidianamente quattro lingue, c’è un grande impegno in tal senso, testimoniato dal “Piano generale di politica linguistica per la lingua friulana” da poco novellato».
Geremia Gomboso
Ringraziando il grande lavoro compiuto dall’ARLeF, che rappresenta il braccio operativo della Regione, l’assessore alle autonomie locali, ha precisato: «Con l’approvazione del piano generale di politica linguistica è stata compiuta una svolta che permetterà di promuovere e allargare la diffusione della lingua friulana in un territorio che deve la sua specialità anche alla presenza di idiomi diversi. In tal senso vanno interpretati anche gli stanziamenti al Teatro stabile friulano che rappresenta un tassello verso la divulgazione della lingua, a cui si associa quello della sua promozione sui mezzi di comunicazione. Inoltre, nell’ambito del concetto di autonomia, inteso come governo del territorio nel modo più utile per la propria comunità, va inserito anche il maggior spazio che il friulano deve poter avere nelle scuole. La combinazione di tutti questi elementi permette quindi di aumentarne la diffusione della lingua e scongiurare il pericolo di una sua marginalizzazione o ancor più della sua scomparsa da un territorio che su questi concetti ha fondato la propria autonomia».
Il presidente del Consiglio regionale Fvg, , impossibilitato a essere presente, ha inviato all’Amministrazione un saluto, con la speranza che da Vît possa partire un messaggio di pace.
A conclusione della cerimonia civile, le autorità intervenute – i consiglieri regionali Giampaolo Bidoli e Massimo Moretuzzo; i presidenti dell’Assemblee de Comunitât Linguistiche Furlane, Markus Maurmair, della Confederazione Organizzazioni Slovene, Walter Bandelj, e della SKGZ per la provincia di Udine, Antonio Banchig; il vicesindaco del Comune di Pordenone, Emanuele Loperfido; il presidente del Teatri Stabil Furlan, Lorenzo Zanon; oltre ai rappresentanti dell’Ufficio scolastico regionale, Paola Cencini; dell’Uniud, Enrico Peterlunger; e di Ente Friuli nel Mondo, Gabrio Piemonte, Vieri Dei Rossi della Società Filologica Friulana assieme al direttore dell’ARLeF, William Cisilino – hanno potuto assistere in anteprima alla proiezione della nuova versione, in chiave moderna, dell’Inno del Friuli, “Incuintri al doman”. Un progetto realizzato dall’Istitût Ladin Furlan “Pre Checo Placerean”, in collaborazione con l’ARLeF. Nel filmato, a fare da sfondo all’interpretazione musicale del gruppo “Moments” – su un’idea di Moreno Valentinuzzi -, il regista Giorgio Milocco ha scelto gli splendidi scorci del Biotopo naturale delle Risorgive di Flambro e del Mulino Braida, luogo nel quale alcuni bambini, in sella alle loro bici, sono alla ricerca di un tesoro.
Non l’unico video dedicato a questa giornata. Il 30 marzo, infatti, sul canale YouTube YOUpalTUBO – progetto lanciato dall’ARLeF nei mesi scorsi e fatto dai giovani per i loro coetanei – è stata pubblicata una nuova clip che vede per protagonista l’istrionico Federico Benedet. Con il suo inconfondibile tono ironico e scanzonato, in una manciata di minuti, il ventenne di Maniago fa un “piccolo ripasso di storia” sulle vicende che hanno condotto alla nascita della Patria.
Il programma, curato dall’Eco Museo Lis Aganis, è proseguito poi nel pomeriggio, dopo il tradizionale pranzo, offrendo ai presenti la possibilità di visitare la mont di Anduins, dove si trova il monumento alla Mari dal Friûl; il castello Ceconi, a Pielungo; le grotte di Pradis; la Pieve di San Martino; e l’antica biblioteca storica di monsignor Zannier, dove, per l’occasione, è stato presentato il libro di Walter Tomada “Storia del Friuli e dei Friulani”.