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In tantissimi a Ovaro per l’addio commosso a mons. Pellarini

«Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio». Così pregava mons. Gianni Pellarini, fino a quel 14 novembre in cui ha postato sui social l’ultimo commento al Vangelo. Affetto da un male inguaribile, è morto all’età di 70 anni. Attivissimo nello scoutismo, era parroco di Ovaro, Liariis, Luincis, Mione-Luint e Rigolato. Una folla commossa ha gremito oggi, 2 dicembre 2025, la chiesa della Santissima Trinità ad Ovaro per dargli l’ultimo saluto. Accanto alla comunità, profondamente colpita dalla sua morte, erano presenti numerosi sacerdoti; a presiedere le esequie è stato l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba, affiancato dal vescovo emerito mons. Andrea Bruno Mazzocato e dal vicario generale mons. Dino Bressan.

Nell’omelia, mons. Lamba ha ricordato come questo sia un tempo in cui «molti sacerdoti della nostra diocesi ci hanno lasciato per contemplare il volto di Cristo, che hanno servito qui sulla terra», citando i presbiteri recentemente scomparsi: don Franco, don Giovanni, don Emidio, don Marino, don Natalino, don Bruno, don Paolo, don Guido, don Enzo e ora don Gianni. L’Arcivescovo ha delineato la figura di mons. Pellarini come quella di un pellegrino autentico, non turista né semplice camminatore, ma uomo capace di riconoscere in ogni creatura un segno della bellezza e dell’amore di Dio. Un percorso vissuto nel silenzio, nella discrezione e nella libertà interiore, come un “agnellino immolato”, soprattutto nelle settimane della malattia. «Ha condiviso la strada con ragazzi, giovani e adulti – ha ricordato mons. Riccaro Lamba – offrendo accoglienza, misericordia, perdono. Ha donato le parole di vita eterna e il Pane della vita eterna. Non ha mai legato nessuno a sé, ma ha indicato l’unico maestro: Gesù Cristo». Ora, ha concluso, «è giunto alla meta di ogni pellegrinaggio: essere accolto nella gloria di Dio come servo fedele del Vangelo».

Al termine della celebrazione, quattro testimonianze hanno restituito il volto umano e pastorale di don Gianni, molto amato in tutta la vallata. «Non un orso, ma un buon pastore» ha commentato, genuinamente, Gemma De Caneva, che ha ricordato l’arrivo del sacerdote a Ovaro e Liariis il 26 novembre 2011. «Disse di essere un orso e che a volte non ci avrebbe salutati…», ha raccontato. Eppure, dietro quella riservatezza, la comunità scoprì presto un sacerdote «attento, affettuoso, generoso, maestro nell’interpretare la Scrittura», capace di lasciare un segno profondo attraverso le sue omelie e la vicinanza quotidiana, anche tramite i social. «Ora cammini nei sentieri del cielo con il tuo immancabile zaino sulle spalle», ha concluso.

Gianmaria Paschini ha poi letto il messaggio giunto dalla comunità austriaca di Maria Luggau, luogo molto caro a don Gianni, che aveva accompagnato per anni gruppi di pellegrini friulani: «Rendiamo grazie a Dio per la sua vita luminosa, per il suo amore alla Madonna, alla montagna e alle terre alte. Il suo ricordo rimarrà vivo nelle nostre preghiere», ha scritto il priore, padre Silvio. Il parroco coordinatore della Collaborazione pastorale di Gorto, don Gianluca Molinaro, ha ricordato il legame di don Gianni con i pellegrinaggi a Maria Luggau e con le comunità di montagna, citando una preghiera scoperta sul Cammino di Santiago e tradotta in friulano dallo stesso sacerdote, recitata in chiesa da una nipote: “O Maria, Madre di Dio, alla quale don Gianni era tanto devoto, ti chiediamo di prenderlo nella tua mano. Fa’ che il suo spirito riposi in pace, che la luce e la tua protezione siano sempre con noi. Dona forza alla famiglia e alla comunità che piange, e concedi loro consolazione”.

Il sindaco Lino Not ha espresso il commosso ringraziamento di tutta la comunità civile, ripercorrendo i quattordici anni di ministero di don Gianni: «Conosceva profondamente la nostra valle, le sue fatiche e le sue fragilità. Era vicino al mondo delle associazioni, dei volontari, delle frazioni; visitava le malghe, accoglieva gli scout, sosteneva le iniziative del Comune». Ha ricordato inoltre il suo servizio nelle parrocchie della Pieve, di Mione, Luint, Rigolato, Forni Avoltri e il ruolo di vicario foraniale della Forania di Gorto. «Era un prete di pianura che ha scelto di vivere in montagna. E si è speso senza riserve per la nostra gente», ha concluso il sindaco.

Un saluto poi è giunto tramite l’Arcivescovo anche dal vicario foraneo della Montagna, don Harry Della Pietra, non presente a causa di una indisposizione e dall’assitente degli Scout, don Sergio Frausin. «La testimonianza unanime è quella di un sacerdote che ha saputo camminare con il suo popolo, condividendo fatiche e speranze, con lo stile semplice del pellegrino che sa riconoscere Dio in ogni passo».
Bruno Temil

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