Abbonati subito per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie
Sociale

«Cjase di Diu, cjase nestre», il progetto Caritas a sostegno di chi vive la grave marginalità

Ci sono persone – anche sul territorio della Diocesi di Udine e in numero crescente – che vivono una condizione di fragilità e marginalità, ma che per i più diversi motivi non rientrano nelle categorie previste per la presa in carico dei servizi territoriali. Persone dunque che rimangono nell’ombra senza un aiuto e un sostegno concreto. È a questa complessa realtà che il progetto della Caritas diocesana di Udine «Cjase di Diu, cjase nestre» – finanziato dall’8xmille alla Chiesa cattolica – ha guardato nel 2023 e continua a guardare anche nel 2024. Duplice l’obiettivo. Da una parte, infatti, si vuole accompagnare le persone che vivono questa situazione in un percorso articolato che le porti a raggiungere il più alto tasso di autonomia possibile. Dall’altra la Caritas diocesana non si sottrae dallo svolgere un fondamentale ruolo di advocacy, sollecitando dunque le istituzioni a intervenire e farsi carico di questa fetta di popolazione che altrimenti resterebbe del tutto invisibile.

«È stato fondamentale – spiegano gli operatori – strutturare e rendere operativa un’équipe, trasversale a tutti i gruppi di lavoro che fosse in grado di prendere in carico tutti i casi individuati, principalmente dal Centro di Ascolto e da realtà come la Mensa diocesana. Il problema principale a cui si è cercato di dare risposta e che accomuna gran parte di questi casi è quello abitativo, la priorità dunque è stata togliere le persone dalla strada. Allo stesso tempo però tra i bisogni primari sono stati annoverati anche quelli relazionali, di inclusione sociale e integrazione lavorativa. È stato dunque attivato anche un accompagnamento educativo».

I percorsi sono individualizzati e nella loro costruzione i beneficiari ne sono protagonisti, partecipando attivamente alle scelte che li riguardano. Non solo, il loro coinvolgimento riguarda ogni fase del progetto ed è assicurato da colloqui periodici. Si tratta di persone straniere, provenienti in particolare dalla cosiddetta “rotta balcanica”, ma anche famiglie italiane che attraversano una condizione di marcata fragilità.
Fondamentale in questa progettualità l’apporto specifico di Casa Betania, realtà che sin dagli anni Ottanta realizza percorsi di accoglienza e di accompagnamento sociale con persone e nuclei familiari che vivono situazioni di disagio sociale, anche combinato con problemi complessi, garantendo un costante affiancamento educativo, per contribuire a favorirne inclusione sociale e miglioramento della qualità di vita.

Anna Piuzzi

 

8xmille, una firma che fa bene anche al nostro territorio

Non è una tassa, e al contribuente non costa nulla. Con la firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica si possono sostenere innumerevoli progetti di rilevanza sociale. Per sapere come aderire consigliamo di visitare la pagina www.8xmille.it alla sezione “Come firmare”.

 

Articoli correlati