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Immigrati, ricchezza nelle parrocchie friulane

L’immigrazione è una risorsa, anche per la pastorale. «Un’opportunità» che però richiede anche alle Chiese «un passo avanti». Lo hanno ribadito i Vescovi del Nordest riuniti nei giorni scorsi a Cavallino Treporti (Ve) nella tradizionale conferenza programmatica d’inizio anno e lo conferma il viaggio compiuto da “la Vita Cattolica” in alcune parrocchie della diocesi, dove i frutti di tale ricchezza – e di un’integrazione riuscita – non mancano. Le testimonianze raccolte dal nostro settimanale nel numero del 17 gennaio 2024 lo dimostrano. Qui un’anticipazione.

“la Vita Cattolica” ha incontrato, tra gli altri, Els, giunta in Friuli dal Belgio da poco più di un anno e mezzo, ma già ben inserita nella parrocchia di Codroipo, dove si è messa a disposizione come volontaria prima ancora di iniziare a parlare l’italiano e dove, grazie all’oratorio, ha stretto le prime relazioni con la comunità; oggi accompagna i ragazzi del doposcuola. A Udine, Sindhu, indiana, frequenta regolarmente la parrocchia del Carmine, dove ha fatto l’aiuto catechista e l’animatrice ed è impegnata nel coro, mentre Simon, giunto dalla Guinea Equatoriale, si è ben inserito nella parrocchia della Cattedrale, che per diversi anni ha accolto un nutrito gruppo di giovani africani che una volta al mese animava anche la messa con canti e musica, e ancora oggi quando può, lavoro permettendo, dà una mano «dove c’è bisogno».

Il servizio pubblicato su la Vita Cattolica

Nell’approfondimento dedicato al tema pubblicato sul nostro settimanale, si può leggere anche l’interessante panoramica sulla presenza e integrazione degli stranieri sul territorio diocesano curata da Luigi Papais, segretario dell’Ufficio diocesano Migrantes, che ricorda tra l’altro che il cristianesimo continua ad essere la religione più diffusa tra gli stranieri in Italia, con circa 2,7 milioni di migranti cristiani (ortodossi, cattolici, evangelici, copti), contro quasi 1,5 milioni di stranieri di fede musulmana (esclusi gli irregolari e coloro che hanno acquisito la cittadinanza, dati Fondazione ISMU).

«Occorrono più percorsi comuni tra cristiani – l’appello conclusivo di Papais –, così come ce lo sollecitano sempre Papa Francesco, la Cei e anche recentemente i vescovi del Nordest. A trarne vantaggio, oltre alla Chiesa, sarebbe anche la stessa società civile».

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