«I territori che non stanno pianificando né adottando un progetto di sviluppo sostenibile del territorio, come le nostre montagne, in particolare la Carnia, e determinate destinazioni turistiche legate allo sci… in futuro potranno soffrire di overtourism, sovraffollamento turistico. Ma anche il turismo balneare è a rischio. In generale, però, tutte le destinazioni turistiche devono pensare ad un piano strategico di sviluppo sostenibile perché a tutte può accadere di diventare molto popolari in maniera molto veloce e quando questo si verifica non bisogna farsi cogliere impreparati». A sollevare il tema è Dario Bertocchi, esperto di pianificazione turistica e coordinatore delle Giornate del Turismo promosse il 7 e 8 novembre dall’Università di Udine. Bertocchi ne ha parlato in un’ampia intervista per la Vita Cattolica e Radio Spazio, a cura di Valentina Pagani e Valentina Zanella, pubblicata sul numero 45 del settimanale, con data 13 novembre 2024. Ne pubblichiamo qui alcuni estratti.
In Friuli-Venezia Giulia ci sono già località che soffrono di “iperturismo”?
«Sì, ci sono luoghi che non hanno provato a studiare un modello di sviluppo sostenibile per gestire i flussi turistici e negli ultimi anni ne stanno pagando le conseguenze, penso ad esempio a Trieste con il problema delle crociere e di un gran numero inaspettato o non pianificato di visitatori che arrivano nello stesso momento (3-4 mila persone…), scendono in città e non solo congestionano i luoghi turistici principali, ma hanno esternalità negative su tutti i sistemi turistici, dalla mobilità alla ristorazione».
Oltre a Trieste?
«Le aree di destinazione Unesco e montane sono a rischio. Nel vicino Veneto e in Alto Adige l’overtourism è già reale. Per ora i siti Unesco della nostra regione sono ancora meno conosciuti, però se non penseremo al turismo con un’ottica sostenibile può essere che ci ritroveremo anche nella nostra regione a dover sostenere flussi simili a quelli delle Tre cime di Lavaredo o del Lago di Braies».
In certe piccole località del Friuli alcuni residenti già si lamentano. Nell’area delle Pozze smeraldine di Tramonti di Sopra, ad esempio, l’afflusso di visitatori in breve tempo sì è impennato…
«Alcune aree “soffrono” della popolarità di immagini condivise tramite i social network. È il caso delle Pozze smeraldine. Il problema di questi flussi turistici elevati, concentrati in un periodo dell’anno, è che, appunto, i residenti soffrono un “displacement”, ovvero un “distaccamento” verso i loro territori, che non sentono più parte della loro quotidianità… loro che dovrebbero esserne i primi fruitori!».
In questi casi andrebbe limitato il numero di visitatori?
«L’obiettivo è far sì che le esternalità negative del turismo non diventino maggiori degli aspetti positivi. L’Università di Udine insieme a Promoturismo Fvg sta cercando di costruire dei sistemi di monitoraggio dei flussi turistici, utilizzando fonti di dati nuove – come quelle delle celle telefoniche, delle transazioni delle carte di credito, il numero e la qualità delle recensioni –, per cercare di capire come si spostano questi flussi, iniziare a predirli e, di conseguenza, se necessario, riuscire a stabilire dei limiti».