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Opinioni

Per alleggerire i Pronto soccorso partire da un “numero unico” che funzioni

I dati rilevati e segnalati da Agenas sui presunti accessi impropri ai Pronto soccorso (Ps) (codici bianchi e verdi attribuiti al momento del triage) hanno riaperto la riflessione sulla necessità, universalmente condivisa, di intervenire sul sistema per rafforzare la assistenza territoriale. Il fenomeno degli accessi impropri al Ps è noto da tempo ed è sostenuto anche dallo studio che hanno condotto i colleghi del Ps e della Società italiana di Medicina generale e delle Cure primarie (Simg) di Trieste. Lo stesso studio ha evidenziato come la grande maggioranza dei pazienti che si sono rivolti al PS nel periodo oggetto di analisi non avesse consultato il proprio medico di Medicina generale (Mmg) prima di recarsi in ospedale.

La chiave interpretativa fornita dai colleghi di Trieste, per giustificare il mancato coinvolgimento del proprio Mmg, è ricondotta alla “competitività” delle prestazioni che si possono ottenere in Ps (esami di laboratorio, imaging, consulenze specialistiche…) rispetto al percorso che potrebbe proporre il medico di famiglia. Non è possibile escludere del tutto questa ipotesi, anche se richiede al paziente di pagare il prezzo dell’attesa anche di molte ore riservata ai codici meno impegnativi in servizi congestionati dalla domanda. È anche verosimile che molti pazienti – e qualche professionista – non siano al corrente dei percorsi alternativi che, per alcune prestazioni, sono disponibili senza dover ricorrere al Ps.

Urgenze “maggiori” e “minori” e attuale organizzazione della Medicina generale

Rimane il fatto che i cittadini del FVG riescono ad avere una risposta più che soddisfacente per le “urgenze maggiori” attraverso il sistema 112 (i dati sulle patologie con esito tempo dipendente lo dimostrano), ma non è così per le “urgenze minori” che si verificano durante la giornata, specialmente nelle ore in cui il proprio Mmg non è più presente in ambulatorio.

Se è comprensibile che un Mmg non possa essere reperibile per 12 ore al giorno, bisogna anche indagare come mai la “medicina di gruppo integrata”, i cui componenti (anche 10 o più, in alcune realtà) dovrebbero garantire una risposta nella fascia oraria 8-20, non incontra il gradimento degli utenti e non sembra risolvere il problema. Una diversa valutazione può essere espressa per le “aggregazioni” dei Mmg, che operano in una stessa sede, spesso con il supporto di personale sanitario e di segreteria. Purtroppo, però, queste forme organizzative (Unità complesse di Cure primarie, Uccp), previste da tempo dagli accordi collettivi nazionali, rimangono esperienze pilota, ancora poco diffuse sul territorio, e quindi lontane dal costituire, per ora, un riferimento in grado di rispondere ai bisogni, veri o presunti, dei cittadini. In questo contesto, i cittadini vivono con comprensibile ansia il fatto di non trovare nemmeno la disponibilità di un contatto telefonico (quasi sempre devono ascoltare le indicazioni di una anonima segreteria.

La soluzione: flussi diversificati sin dalla presentazione del problema sul territorio

Questa vera criticità non può più essere elusa: nella moderna visione dell’urgenza, si tende a intercettare e diversificare i flussi già dall’insorgere del problema sul territorio, ma per conseguire questo risultato bisogna ricorrere a soluzioni alternative a quelle messe in campo attualmente. Nell’unica diapositiva dedicata all’assistenza territoriale dal direttore generale di Agenas nell’incontro del 6 marzo in III Commissione del Consiglio regionale, sono state elencate le diverse soluzioni organizzative previste e finanziate dal Pnrr: numero unico europeo 116117, Centrale operativa Territoriale (Cot), Case della Comunità (Cdc) nella cui attività coinvolgere, anche attraverso gli accordi integrativi regionali, i medici di medicina generale e quelli di continuità assistenziale, senza, tuttavia, accennare al centro di responsabilità e di governance di queste nuove infrastrutture (oltre che dei servizi sociosanitari e di assistenza primaria) che il DM 77/2022 individua ancora nel Distretto. Dobbiamo, purtroppo, constatare che non si intravvedono ancora le condizioni di contesto idonee per raggiungere questi obiettivi in tempi brevi. Sarebbe utile e importante attivare un tavolo tecnico tra i soggetti intercettati dal tema della urgenza territoriale, che veda la partecipazione anche dei livelli più alti della dirigenza dell’assessorato alla Salute (se non dello stesso Assessore), per favorire – anche con opportune risorse derivanti dagli accordi integrativi regionali – la nascita e l’operatività delle prime Case della Comunità, che potrebbero essere anticipate da una maggiore diffusione delle Uccp (Unità complesse di Cure primarie) in alcuni territori strategici.

In questo tempo di mezzo, tra sistema in crisi e nuove risposte ancora in divenire, ci sembra che l’unica soluzione organizzativa davvero percorribile, che non richiede particolari investimenti (una volta verificata l’adeguatezza della infrastruttura informatica) sia l’attivazione – nei tempi più brevi possibili – del numero unico per le cure mediche non urgenti 116117. Siamo convinti che se il cittadino potrà avere una risposta telefonica qualificata (gli operatori saranno ovviamente formati in tal senso) al proprio problema di salute (vero o solo percepito come tale) si realizzerà un primo requisito per ristabilire fiducia nel “sistema”. Il contatto tra cittadino e 116117, infatti, consentirà di indirizzare i flussi della domanda su percorsi differenziati, che non vedano come unica possibilità l’approdo al PS, veicolando anche il messaggio che la persona che esprime un bisogno non sia costretta ad arrangiarsi alla ricerca di risposte da servizi che avverte – a torto o a ragione – sempre più in affanno.

a cura di Net/Work Salute FVG con il contributo del gruppo di lavoro: Simeu Fvg; Aaroi Emac FVG; Simg Fvg; Card Fvg, Fadoi Fvg

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