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Economia

Meno imprese e Pil. L’export raddoppia

Dal 2004 al 2017 si è registrato un calo delle imprese attive in regione del 12% e un Prodotto interno lordo (Pil) reale che ha registrato un -0,8%. Eppure, contestualmente, l’export è cresciuto del 50% e il numero di lavoratori dipendenti è aumentato del 9%. I dati sulle “Dinamiche di imprese e imprenditori in Friuli Venezia Giulia” del Cantiere Friuli dell’Università di Udine, in collaborazione con la Camera di commercio di Pordenone e Udine.

La trasformazione in atto nella struttura produttiva della regione non sembra ancora offrire una chiave di lettura semplice. Dal 2004 al 2017 si è registrato un calo delle imprese attive in regione del 12% e un Prodotto interno lordo (Pil) reale che ha registrato un -0,8%. Eppure, contestualmente, l’export è cresciuto del 50% e il numero di lavoratori dipendenti è aumentato del 9%.

Questi alcuni dei dati presentati nel corso del partecipato incontro pubblico sul tema “Dinamiche di imprese e imprenditori in Friuli Venezia Giulia” organizzato dall’Officina Nuovi fattori produttivi e nuova imprenditorialità del Cantiere Friuli dell’Università di Udine, in collaborazione con la Camera di commercio di Pordenone e Udine, svoltosi ieri nella sala Valduga dell’ente camerale in piazza Venerio.

Al centro dell’incontro un confronto sui dati raccolti ed elaborati nell’ambito del progetto di Cantiere Friuli, in collaborazione con l’ente camerale, sull’evoluzione del tessuto imprenditoriale regionale, che sono stati illustrati da Paolo Ermano, assegnista di ricerca di Economia applicata all’ateneo friulano.

«Osservando le dinamiche macro-settoriali in termini di aziende attive, emerge un quadro articolato e ricco, in cui, accanto ai comparti più tradizionali dell’economia regionale, stanno assumendo crescente rilevanza settori come quelli dei servizi innovativi, della comunicazione, dell’arte e della cultura», ha affermato Marina Chiarvesio, professoressa associata di Economia e gestione delle imprese al Dipartimento di scienze economiche e statistiche, che insieme ad Andrea Moretti, ordinario sempre al Dies, coordina l’Officina Nuovi fattori produttivi e nuova imprenditorialità di Cantiere Friuli.

I dati raccolti dicono che, seppur il settore manifatturiero in senso ampio mantenga un ruolo centrale e, nonostante una contrazione nel numero di imprese aumenti la sua capacità di generare reddito (+7% nel periodo considerato), fra il 2004 e il 2017 l’agricoltura ha visto salire molto la quota di valore aggiunto medio per azienda. Il terziario è cresciuto sia per numero di imprese, sia per quota di valore aggiunto totale (+2%). «E’ questa però una crescita che sposta l’equilibrio del mondo dei servizi verso nuove attività – ha commentato Ermano -, dalle aziende dei cosiddetti KIBS – Knowledge Intensive Base Service, che prendono lentamente piede, alla crescita del settore dell’ospitalità, fino alla maggior proliferazione di aziende legate all’attività creativa e artistica».

In apertura, gli indirizzi di saluto e l’introduzione ai lavori con gli interventi del prorettore dell’Ateneo, Angelo Montanari, del coordinatore del Cantiere Friuli Mauro Pascolini, del membro della Giunta della Cciaa di Pordenone e Udine, Lucia Cristina Piu, e del presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin.

«Il rapporto tra università e territorio è fondamentale – ha detto Montanari –; un ateneo deve coltivare tutte le sue dimensioni, la ricerca, la didattica e il trasferimento tecnologico. Queste tre dimensioni hanno un rapporto stretto con il territorio, e dunque il nostro Cantiere Friuli è un’esperienza molto significativa e oggi si conferma un percorso intrapreso molto interessante che vogliamo continuare».

«Guardando al tessuto imprenditoriale della regione, si evince che il settore manifatturiero conta solo per il 28% in termini numerici, ma come ente camerale sentiamo di dover ribadire la centralità di questo comparto, che deve essere comunque sostenuto, concentrando le forze», ha commentato Lucia Cristina Piu.

Il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, ha sottolineato l’impegno dell’amministrazione a sostegno della nuova impresa, ma anche del settore manifatturiero e di quello primario. «I servizi si appoggiano alla manifattura – ha detto – che è l’attività principe della regione, leader in diversi settori, tra cui la cantieristica. Questa che è la spina dorsale del sistema produttivo deve rimanere il traino dei servizi, e insieme a questo – ha concluso – anche il primario che va rilanciato con l’agricoltura di qualità».

Dopo la presentazione, l’indagine è stata commentata da tre studiosi, la prof.ssa Eleonora Di Maria, docente associata di Business management all’Università di Padova, il prof. Francesco Marangon, ordinario di Economia ed estimo rurale (DIES).

I lavori si sono conclusi con la tavola rotonda che ha visto tra i protagonisti Paolo Vidali, Fondo Audiovisivo FVG, Fabio Passon del Comitato imprenditoria giovanile della Cciaa di Pordenone e Udine, Davide Petraz della GLP, Claudio Filipuzzi del Cluster Agroalimentare FVG. «Da tempo sappiamo che l’imprenditoria giovanile è in decrescita nella nostra regione – ha detto Passon -, e che il Friuli Venezia Giulia è tra le ultime a livello nazionale in termini di nuove imprese che si creano sul territorio, ma noi come comitato ci poniamo l’obiettivo di stimolare i giovani a fare impresa – ha concluso -superando la paura che una comunicazione sbagliata in questi ultimi anni ha generato».

Il coordinatore del Cantiere Friuli, Mauro Pascolini, ha voluto sottolineare che con questa iniziativa si pone un altro tassello nella costruzione del progetto rivolto al Friuli e, in particolare, «si pone attenzione sul tessuto imprenditoriale sia per rendersi conto della non facile situazione attuale, ma pure per leggere le potenzialità e gli aspetti innovativi che già costituiscono e che possono costituire il futuro produttivo della regione, coinvolgendo anche le risorse umane che vengono formate nell’Università del Friuli».

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