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Montagna Fvg, da Legambiente tre bandiere verdi e due nere

Sono tre le bandiere verdi e due le bandiere nere assegnate quest’anno da Legambiente Fvg alle terre alte regionali, rispettivamente a “buone pratiche” e a “casi emblematici di mancata seria pianificazione e non oculati investimenti del denaro pubblico”. A presentare l’iniziativa, oggi a Udine, sono stati il presidente regionale di Legambiente Fvg, Sandro Cargnelutti, e il responsabile Fvg della Carovana delle Alpi, Marco Lepre.

Le bandiere verdi

Le bandiere verdi vanno al Geoparco delle Alpi Carniche di Tolmezzo, “per l’impegno profuso nel favorire la conoscenza del patrimonio geologico e paesaggistico montano”; alla Cooperativa Cramars e ai Comuni di Tramonti di Sopra, Tramonti di Sotto, Comeglians, Resia, Resiutta, Stregna e Savogna per le “iniziative nate dal basso e volte al ripopolamento del territorio montano”; all’azienda agricola “A Man – Capre al pascolo e Dario Not di Grauzaria di Moggio Udinese, “per la buona relazione tra due giovani coniugi imprenditori e un tenace abitante del luogo che ha permesso di rivitalizzare un piccolo borgo alpino mediante la pratica di un allevamento estensivo caprino”.

Geoparco delle Alpi Carniche

Le bandiere nere

Le bandiere nere vanno invece alla Regione Fvg – assessorato alle Attività produttive e Turismo e a PromoTurismo Fvg “per progetti nel Tarvisiano di nuove infrastrutture dedicate allo sci che non considerano minimamente la crisi climatica in atto e l’impatto sulla foresta di Tarvisio”; a Fvg Strade e al Consiglio comunale di Verzegnis “per la realizzazione di una costosa e inutile rotatoria, distogliendo risorse pubbliche da priorità della montagna”.

“Le bandiere verdi – ha detto Cargnelutti – vogliono sottolineare esempi di risposte concrete allo spopolamento della montagna, ma anche della necessità di promuovere conoscenza, cittadinanza scientifica, partendo dalle peculiarità e del nostro territorio montano”. “Quelle nere – ha spiegato Lepre – evidenziano invece l’inutilità di progetti che dimostrano l’incapacità di comprendere quali siano le vere esigenze della montagna”.

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