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Chiesa

Suicidio assistito? “Seguiamo l’esempio di Concetta Bertoli”

Mons. Mazzocato ha fatto riferimento alle “scelte che stanno trovando spazio nei mezzi di comunicazione in questi giorni”. “Desidero solo accostare ad esse l’esempio di una donna friulana, Concetta Bertoli, morta nel 1956 a 48 anni dopo 32 di una malattia che la portò ad una prolungata paralisi totale delle membra”. “Pur attraverso il buio di una prova durissima, non ha perso l’orientamento dell’esistenza”.

La vicenda di Concetta Bertoli, la donna di Mereto di Tomba morta nel 1956 dopo 23 anni di grave malattia e dichiarata venerabile da Giovanni Paolo II, come risposta alla cronaca di questi giorni e in particolare a casi come quello del Dj Fabo che ha scelto di morire con il suicidio assistito in Svizzera.

Ad accostare i due diversi modi di reagire alla sofferenza e alla malattia è stato l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nell’omelia pronunciata alla Santa Messa del mercoledì delle Ceneri, in Cattedrale.

Dopo aver ricordato il suo messaggio scritto alla Diocesi, in cui invita a vivere la Quaresima come un “tempo favorevole” per mettere ordine i noi stessi, l’Arcivescovo ha citato il messaggio di Papa Francesco per la Quaresima, imperniato sulla parabola evangelica del ricco, finito all’inferno dopo una vita di piaceri, e del povero Lazzaro, che dopo la morte si trova nella gioia del paradiso.

“Il disorientamento in cui è caduto il ricco della parabola – ha commentato mons. Mazzocato – è una tentazione sempre presente anche in noi e nella nostra società. Siamo dei disorientati quando l’esistenza è sentita come un viaggio senza meta e senza speranza perché punto di arrivo è la morte che spegne e distrugge definitivamente la persona. Di conseguenza, l’unica possibilità che resta all’uomo è quella di godersi i giorni del viaggio con le migliori soddisfazioni possibili. Se, poi, per disgrazia il viaggio diventa troppo difficoltoso a causa di malattie, vecchiaia o altre disavventure, si può anche decidere che non val la pena di continuarlo e scegliere di interromperlo per sempre”.

“Scelte di questo genere – ha proseguito mons. Mazzocato – stanno trovando spazio nei mezzi di comunicazione proprio in questi giorni. Le ricordo con molto rispetto perché solo Dio vede l’intimo di ogni persona e la sofferenza e la morte meritano sempre delicatezza e riservatezza. In questo senso, non nascondo il disagio che provo nel constatare il clamore con cui vengono pubblicizzate e – il Signore non voglia – strumentalizzate”.

Evitando ogni riferimento diretto ai casi di cronaca di questi giorni, l’Arcivescovo di Udine ha voluto commentare questo tipo di scelte, ma solo “accostare ad esse l’esempio di una donna friulana che, pure, ha trovato risalto nei giornali di questi giorni. Mi riferisco a Concetta Bertoli di Mereto di Tomba morta nel 1956 a 48 anni, dopo 32 anni di una malattia che la portò ad una prolungata paralisi totale delle membra. Nel 2001 S. Giovanni Paolo II l’ha dichiarata Venerabile, riconoscendo che ha vissuto in modo eroico le virtù cristiane della fede, della speranza e della carità”.

 

La lotta interiore di Concetta, ha detto mons. Mazzocato “non la portò a rifiutare la vita ma, anzi, ad illuminarla con un amore sempre più purificato ed ad offrirla, fino all’ultimo istante, per i fratelli; specialmente per coloro che la rovinano col peccato e per i sacerdoti che hanno bisogno di particolari grazie di Dio”. Tale forza, Concetta la trovò in Gesù: “Essa compì il suo difficilissimo pellegrinaggio terreno in comunione col suo Signore, sostenuta dalla fede e dalla speranza che Gesù sarebbe stato sempre con lei, sulla  croce e, oltre la morte, nella gioia della risurrezione. Concetta Bertoli è stata una donna e una cristiana che, pur attraverso il buio di una prova durissima, non ha perso l’orientamento della esistenza. La speranza di essere sempre con il Signore ha riempito di amore la sua debole esistenza, senza sprecarne neppure un frammento. Accogliendo il suo esempio – ha concluso mons. Mazzocato – approfittiamo del tempo della Quaresima per rimettere ordine alla nostra vita. E iniziamo ricentrando la bussola del nostro cammino verso la meta che ci attende e per la quale val la pena di trasformare l’esistenza terrena in un quotidiano dono d’amore. 

L’arcivescovo all’Omelia delle Ceneri ricorda la Venerabile di Mereto di Tomba

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