La mafia non è un problema geograficamente lontano, e non è affatto sconfitta. È il monito lanciato all’incontro che si è tenuto giovedì sera a Buttrio “Mafia e crimine organizzato non hanno frontiere”, dagli ospiti, il sindaco di Capaci, Pietro Puccio, e il comandante della compagnia della Guardia di Finanza di Tarvisio Antonio Emanuele Schifani, figlio di Vito Schifani, uno degli agenti di scorta morti nella strage di Capaci. Alla giornalista del Messaggero Veneto Luana De Francisco, scrittrice e autrice di libri sulla mafia del nordest, all’affollata e attenta platea in Villa di Toppo Florio hanno raccontato l’eredità lasciata da Falcone e Borsellino e i rischi ancora presenti, anche in territori apparentemente lontani dalle dinamiche mafiose. Introdotto dal sindaco di Buttrio, Eliano Bassi, l’evento voleva “portare a conoscenza soprattutto i giovani dei momenti bui della nostra Italia e dei rischi che ancora oggi corriamo”. Una lezione che è continuata venerdì mattina nelle scuole del comune, “per far capire ai ragazzi che la mafia non è un problema solo “siciliano”. La strage di Capaci loro l’hanno letta sui libri, ma noi l’abbiamo vissuta, e il discorso della vedova di Vito Schifani è uno dei ricordi indelebili di tutti noi, che fa parte dell’immaginario collettivo di quel periodo della guerra Stato-mafia”.
Capaci: dalla strage alla ribellione
“Quel cratere è stato la fine dell’indifferenza – ha dichiarato il sindaco di Capaci, Pietro Puccio –, ma oggi corriamo il rischio di tornare, e se accadesse, Cosa Nostra tornerebbe ad avere forza”. Puccio, che fu il primo sindaco post strage, ha ricordato il gesto simbolico delle lenzuola bianche appese ai balconi di Palermo dopo l’attentato a Giovanni Falcone e alla sua scorta, “un gesto semplice ma potentissimo” che segnò l’inizio di una ribellione civile contro la mafia. “Fino ad allora si riteneva che fosse un fenomeno solo siciliano, ma dal 1992 è diventato una questione nazionale”. La mafia non è stata ancora sconfitta: “pochi giorni fa sono stati arrestati 181 mafiosi, attivi in traffici di droga e scommesse online. Il 40% degli arrestati è giovanissimo: ciò deve farci riflettere”. Un monito è arrivato anche per il Friuli-Venezia Giulia: “Siete una zona esposta, di frontiera. Qui passa il contrabbando di ogni genere. Non bisogna abbassare la guardia”.
Schifani: il peso della memoria
Antonio Emanuele Schifani aveva solo quattro mesi quando perse il padre Vito, ucciso a soli 27 anni. “Non ho mai voluto vedere i video della strage fino ai 16 anni. Non è stata una scelta consapevole, solo un momento, una curiosità. Ricordo che a tre anni, a una festa, un bambino mi disse che non avevo un papà. Fu il primo impatto con la verità”. A Buttrio, il militare ha raccontato il coraggio della madre, rimasta vedova a soli 22 anni: “Non so come abbia fatto, la ringrazio sempre, assieme a chi ha perso la vita per permettere a noi di vivere in una realtà migliore. Il suo discorso al funerale di mio padre ha fatto pentire molti mafiosi: dopo, dal carcere tanti scelsero di collaborare”. Antonio Emanuele Schifani ha scelto la divisa per combattere l’ingiustizia, ed oggi è il comandante della compagnia della Gdf di Tarvisio, una zona di confine dove, ha spiegato, il traffico illecito è una minaccia costante: “Droga, armi, migranti: passa di tutto. Ma la cosa più pericolosa è invisibile: la mentalità mafiosa. Il Friuli è una terra onesta e laboriosa, ma deve stare attenta alle influenze esterne”.
«Il Friuli-V.G., con la sua ricchezza, non è immune»
Il sindaco di Capaci ha ricordato come la mafia abbia cambiato pelle (“Non spara più, resta sotto traccia per non farsi confiscare i beni”) e di come la storia di un delinquente come Messina Denaro, considerato “l’ultimo padrino”, venga romanzata col rischio di passare “per un esempio positivo”. Ha poi lanciato l’allarme sul legame tra mafia e politica: “Dopo la strage di Capaci, il governo fu costretto a una presa di coscienza. Oggi, invece, accade il contrario: prima era la mafia a cercare la politica, ora è la politica che cerca la mafia. È pericolosissimo. Si insinua nelle economie sane, e il Friuli-VG, con la sua ricchezza, non è immune”.
«Pretendete che si parli di mafia, che si studi bene la storia»
Ma come gestire la paura? Il sindaco Puccio ha risposto sicuro: “Se non si contiene, se non si governa, allora diventa vigliaccheria. Borsellino aveva paura, lo sapeva che avrebbe fatto la stessa fine dell’amico Falcone, eppure non ha mai chinato la testa”. Schifani ha ricordato una frase di Falcone: “La paura è umana, saperla controllare si chiama coraggio”.
A chiudere la serata, il vicesindaco di Buttrio, Tiziano Venturini, in rapporti di amicizia con il sindaco di Capaci: “Lo ammiriamo perché porta avanti questa difficile battaglia ogni giorno. Ricordiamo che la mafia non è così lontana da noi, dobbiamo quindi crearci gli anticorpi”.
Ha colpito poi tutti i presenti l’intervento di una studentessa di soli 14 anni, che ha riportato le difficoltà riscontrate a scuola su un tema considerato un tabù. “Ho dovuto approfondire da sola leggendo e studiando”. Una passione e una maturità apprezzata dai due ospiti siciliani: “Mai rinunciare alla libertà, conquistatevela! Pretendete che si parli di mafia, che si insegni bene la storia”, ha risposto il primo cittadino di Capaci. “Contagia i tuoi compagni!” l’invito di Schifani.