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I naufragi che non fanno notizia

Pubblicato su “la Vita Cattolica” nr. 26/2023

Non siamo più abituati a dare il giusto peso alle cose e agli avvenimenti. Siamo molto distratti e ci lasciamo influenzare dalle opinioni altrui, sapientemente somministrate per secondi fini. Capita recentemente che nello stesso periodo affonda sulle coste del Peloponneso una imbarcazione con 650 immigrati, persone come noi ma dalla pelle scura anziché bianca, mentre in Canada si inabissano cinque escursionisti facoltosi che, a bordo di un sottomarino, stavano cercando tracce della nave Titanic, affondata nel 1912. Ogni persona morta merita rispetto e dolore, ma si dovranno pur evidenziare le differenze di narrazione dei due eventi. Il mini-sommergibile aveva a bordo cinque passeggeri paganti la bellezza di 250 mila dollari a testa; l’imbarcazione naufragata nel Mar Egeo di passeggeri ne aveva 650, in fuga da fame, miseria, carestia e oppressione. La notizia di quest’ultimo affondamento è sparita dai media nel volgere di alcune giornate, oscurata dalla copertura mediatica sui soccorsi straordinari riservati al “Titan”. Televisione, stampa e i vari social non parlavano altro che delle ricerche navali ed aeree del sommergibile, avendo archiviato quasi completamente la notizia dei migranti naufragati, per buona parte affogati in Grecia. Tra l’altro, da quanto si è successivamente compreso, essi potevano essere salvati da un pronto intervento della guardia costiera greca, che non c’è stato. Dalle vicende che capitano bisogna sempre trarne qualche morale che, nel caso in questione, è francamente una sola. Gli escursionisti del “Titan” erano persone facoltosi; gli immigrati invece erano poveri e pure di colore. Al limite si può pure essere di colore, ma non si deve essere contemporaneamente poveri. Un famoso giocatore di calcio o di basket diventerà cittadino americano o di altri paesi ricchi ottenendo facilitazioni e percorsi rapidi anche se di pelle scura.  I poveri invece hanno di fronte a loro solo la strada del destino, spesso anche cinico e fatale.  Recuperare i corpi dei poveri migranti, dei quali non si conoscerà mai neppure il nome, ma che rimarranno forse contrassegnati solo da un numero anonimo, sarebbe troppo dispendioso. Il Mediterraneo, ce lo ricorda spesso Papa Francesco, è il più grande cimitero senza lapidi che esista al mondo, nel quale sono già annegate oltre 26 mila persone. Dovremmo riflettere a fondo sul ruolo dell’Europa in materia di immigrazione che, parimenti al governo italiano e non soltanto l’ultimo, continuano a sottovalutare questo fenomeno epocale e strutturale. Di questo passo, con le migliaia di morti in mare mentre andavano alla ricerca di fortuna e sopravvivenza, muore anche il senso di umanità che l’Europa e l’Italia hanno sempre dimostrato di avere. Eppure l’Europa ha come simbolo le dodici stelle, che originariamente si richiamavano alla Beata Vergine e all’Apocalisse.  Per i migranti si tratta però di una Apocalisse senza fine e senza rimedi tangibili.

Luigi Papais

Presidente Unione cristiana migranti italiani

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